Aborto, nel report di Speranza dati “taroccati”: l’allarme del medico sui rischi della pillola Ru-486
Qualcosa non torna nella relazione annuale del ministero della Salute al Parlamento sull’applicazione della legge 194, quella sull’aborto. A lanciare l’allarme è stato il ginecologo, vice presidente nazionale dell’Associazione dei ginecologi e ostetrici cattolici (Aigoc), Angelo Francesco Filardo, che quella relazione l’ha letta con attenzione, accorgendosi di alcune incongruenze nei numeri che porterebbero a pensare che la pillola abortiva, fortemente sostenuta dal ministro Roberto Speranza e finita anche al centro di un braccio di ferro con alcune Regioni, non sia poi così sicura come si vorrebbe far passare.
Speranza ha agito su basi scientifiche «non fondate»
In particolare, il medico ha notato che alcuni dati riportati nel testo non collimano con quelli delle tabelle o perché assenti o perché incoerenti e che nelle 99 pagine della relazione vi sono passaggi copiati e incollati da report precedenti, con il risultato di indurre a conclusioni «fuorvianti». Un’analisi che, ha detto Filardo a La Verità, «dimostra che le basi scientifiche su cui il ministro Speranza ha posto fiducia per emanare le linee di indirizzo sulla interruzione volontaria di gravidanza con la pillola abortiva Ru486 (mifepristone) e prostaglandine non sono scientificamente fondate».
Il buco dei dati non rilevati sugli eventi avversi all’aborto
A differenza di quanto il report indurrebbe a pensare, infatti, vi sarebbe stato un aumento del 2% degli eventi avversi connessi all’aborto farmacologico, che, soprattutto, comporterebbe complicanze dieci volte superiori all’aborto affrontato in ospedale. «Ho notato – ha spiegato Filardo – il numero di 5.180 ricoveri di due giorni: il ricovero segnala una complicanza nella procedura. Nella tabella riassuntiva (n. 27 a pag 92) però ho trovato solo 411 complicanze complessive a fronte di 4.148 dati non rilevati». «Come è possibile – si è domandato dunque il medico – che in una cartella clinica non si riportino questi dati?».
Quei dati che non tornano tra testo e tabelle
«Un po’ di attenzione e di rispetto per i destinatari e i lettori avrebbe indotto i curatori dell’estensione della relazione per lo meno a sommare le 979 complicazioni totali delle Ivg farmacologiche sparse tra pag 53 e 55, alle 411 complicazioni totali riportate nella tabella 27», ha proseguito Filardo, mentre La Verità, sulla base dei numeri del report, ha stimato come triplicati i dati non rilevati in questo report sarebbero triplicati rispetto al 2018. «Confrontando la precedente relazione ministeriale, sempre firmata dal ministro Speranza, oltre al fatto evidente che una buona parte della relazione è fatta con un copia e incolla dal report del 2018», ha sottolineato ancora il medico, «è chiaro che nelle Ivg farmacologiche, RU486+prostaglandine e un altro 2,9% di farmacologiche di cui non si hanno informazioni, nel 2019 le complicazioni immediate sono aumentate del 2%».
Le complicanze immediate aumentate del 2%
L’articolo, firmato da Maddalena Guiotto, riporta che «il testo registra delle percentuali sugli effetti avversi che, a una lettura frettolosa, fanno pensare a un calo (94,6% nel 2019 e 96,5% nel 2018). In realtà il dato si riferisce ai casi di cui “non sono riportate complicanze immediate”», ha spiegato il medico. A leggere bene il documento, però, si scopre che nel 2019 i casi segnalati sono stati il 5,5% contro il 3,5% del 2018, sebbene dal testo non si possa evincere: quel passaggio è «copiato e incollato dal report del 2018, che non registrava l’incremento dei problemi, dopo la pillola abortiva», si legge su La Verità.
Dieci volte più rischiosa dell’aborto ospedaliero
«Ma la cosa più sorprendente – ha sottolineato ancora Filardo – è che nella tabella 27, il numero totale delle complicazioni riportate, 411, sono pari a 5,61/1.000 Ivg, che è nettamente inferiore alle 979 registrate nelle 17.799 Ivg farmacologiche, pari a 55,0/1.000 Ivg farmacologiche. Le complicazioni immediate registrate in 17.799 Ivg con pillola abortiva sarebbero dieci volte superiori a quelle registrate in tutte le 73.207 Ivg fatte nel 2019».