«Alzi la mano chi è vaccinato» e nella scuola scoppia il caos. Covid, 3.970 contagi e 67 morti

22 Set 2021 19:26 - di Fortunata Cerri
Covid

Sono 3.970 i contagi da Covid in Italia. Registrati altri 67 morti. I nuovi casi sono stati individuati su 292.872 tamponi, il tasso positività è all’1,3% in lieve crescita rispetto all’1% di un giorno fa. I pazienti ricoverati in terapia intensiva sono 513 (-3). I ricoverati con sintomi sono 3.796 in totale (-141). La regione con più casi è il Veneto con 509 contagi, seguita dalla Lombardia con 450 e dalla Sicilia con 414.

Covid e green pass, caos scuola

E nella giornata in cui è stato approvato alla Camera il green pass su scuola e trasporti scoppia un altro putiferio. “Alzi la mano chi è vaccinato”. È la domanda più frequente che i prof dalla ripartenza delle lezioni in presenza entrando in classe pongono ai loro alunni. E poi: “La tua famiglia è vaccinata?”; “Che ne pensi del vaccino?”…Un lunga sequela di richiesta di informazioni sanitarie che “violano la privacy dei nostri figli e di noi genitori”. «Sono continue le segnalazioni che ci arrivano da tutto il territorio nazionale. Lo avevamo previsto e temiamo il rischio di conseguenti discriminazioni tra alunni e famiglie. Questa è una invasione illecita su cui intendiamo mobilitarci». La denuncia all’Adnkronos è di Giusy D’Amico, presidente dell’associazione dei genitori “Non si tocca la famiglia”. «I dati sensibili sono materia di educazione civica. I docenti insegnino ai ragazzi cosa è la tutela dei loro dati personali».

Covid, l’ira dei genitori

«Indagare in aula apertamente su questi temi mette a disagio ed in imbarazzo bambini e ragazzi. È un fatto intollerabile che i docenti vogliano conoscere il profilo sanitario dei loro alunni, in particolare di quelli che a giugno erano restii alla vaccinazione. Chiediamo al Garante nazionale per la privacy di intervenire e richiamare le istituzioni scolastiche, al rispetto della riservatezza sui dati personali; i dirigenti scolastici al richiamo dei docenti. Invitiamo tutti ad aver cura dei nostri giovani; a non aggiungere pesi inutili sulle loro spalle, più di quanto non abbia già fatto la pandemia, a tutti i livelli del loro vivere sociale».

«Le scuole – conclude la presidente dell’Associazione – siano garanti di un clima di serenità senza il quale è impensabile ricostruire fiducia e prospettive nuove nei nostri giovani, per un nuovo anno scolastico già segnato da mille incertezze. E ancora una volta l’introduzione di tamponi salivari gratuiti per tutti».

Gasparri: «Nel Lazio ritardo sulle regole per le scuole in quarantena»

Non solo privacy ma anche altri problemi. «La Regione Lazio in colpevole ritardo sull’indicazione delle regole da seguire per le scuole in quarantena». Lo denuncia Maurizio Gasparri, commissario di FI per Roma Capitale. «Se ne parla da mesi. E alla vigilia dell’inizio dell’anno scolastico, Zingaretti assicurava che nel Lazio tutto era pronto per aprire le aule agli alunni. Ma proprio nel Lazio i presidi fanno notare che mancano i protocolli. Allora come fa un dirigente scolastico a sapere quale criteri di comportamento assumere in presenza di studenti contagiati? Ed ecco che arriva puntuale il triste spettacolo dello scarico delle responsabilità da parte della Regione e la conseguente rincorsa di docenti e presidi per capire a quali codici di comportamento affidarsi. Una situazione difficilissima che sta creando notevoli disagi agli operatori scolastici e alle famiglie».

«I nodi del pressapochismo grillino e dem sono venuti al pettine»

«Già Roma sta pagando un caro prezzo alla ripresa per l’incapacità del Comune a garantire mezzi di trasporti sicuri agli alunni; poi la mancanza di istruzioni per gestire i casi di allievi o personale scolastico risultato positivo al Covid. Insomma, i nodi del pressapochismo grillino e dem sono venuti al pettine in un momento assai delicato per la salute delle persone e il ritorno alla normalità. Si faccia chiarezza senza indugi; si restituisca alle scuole la serenità dovuta e Zingaretti si assuma le proprie responsabilità. Non provi a chiamarsi fuori. La Regione – conclude – ha competenze sulla sanità locale e deve dare risposte».

 

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