Benigni a Venezia fa il solito show politico a beneficio della sinistra: “Mattarella, resti di più…”
Come al solito: Benigni la butta in caciara, ma tra le tante imperscrutabili affermazioni che il comico rilascia generosamente a favore di stampa e tv, il messaggio che manda dal Lido di Venezia è chiaro e forte: Mattarella resti al Colle, così si evitano le elezioni. Il bagno di sangue delle sinistre. La debacle del M5S. E la fine di un’alleanza raccogliticcia, prodromica solo alle poltrone e all’esistenza in vita nel governo. Come previsto, insomma, il mattatore toscano, ospite d’onore della Mostra del Cinema, ha ricevuto il Leone D’Oro alla carriera, non si è lasciato sfuggire l’occasione di dire la sua alla presenza del presidente Mattarella. E anche se stavolta non ha improvvisato show funambolici o salti dalle poltrone rosse, il comico e regista toscano in versione compassata, si è diretto verso il palco per ricevere il premio dalle mani dalla Jane Champion, ringraziandola rigorosamente in inglese. Poi, ha sganciato in sordina la bomba...
Benigni a Venezia, ritira il Leone e si dichiara a Mattarella
Per il resto, però, il copione politically correct messo in scena segue più o meno i dettami di sempre. Benigni ringrazia il presidente della Repubblica. Confessa di volerlo abbracciare, ma non lo fa. Poi, ritirando il premio, si rivolge direttamente all’inquilino del Quirinale, invitandolo plasticamente a rimanere anche dopo la scadenza del suo mandato. «Io il presidente Sergio Mattarella me lo vorrei baciare e abbracciare per quanto gli voglio bene, non sapete la soddisfazione di essere suo contemporaneo – ha detto Benigni –. Presidente, rimanga ancora con noi, deve rimanere qualche anno in più. Almeno fino alla prossima mostra o ai mondiali in Qatar, che lei porta bene». E ancora: «Deve rimanere, deve rimanere presidente. Qualche anno in più», si appella accorato l’attore e regista premio Oscar – e oggi anche Leone d’oro alla carriera – durante la cerimonia inaugurale della 78esima edizione della Mostra. E le sue parole arrivano dritte al punto, nonostante le perifrasi e le distrazioni istrioniche. Acquisendo un significato esplicito, indipendentemente dalle boutade di rito che ormai tutti conosciamo bene. E rispetto alle quali non c’è bisogno di fare grandi sforzi per decodificare il messaggio…
L’endorsement di Benigni al Presidente affinché resti al Quirinale
Inutile dire che le parole di Benigni sono state salutate da un’ovazione della blasonata platea per il capo dello Stato. E insieme agli applausi, si sono levate grida della claque come «bravo». «Hai detto bene». «Bis». E giù con il solito teatrino: «Voglio salutare il presidente Sergio Mattarella che è qui con noi –commenta l’attore –. Grazie presidente di dimostrare il suo amore per l’arte. In special modo per l’arte cinematografica essendo qui a Venezia. Lei sa l’amore che io porto per lei presidente… Me lo vorrei baciare, abbracciare. Gli voglio un mondo di bene al presidente Mattarella. Non potete sapere la soddisfazione di essere suo contemporaneo: un presidente meraviglioso».
I ringraziamenti di rito e la stima dichiarata al governatore Zaia
E ancora, proseguendo sulla metafora sportiva, Benigni ha aggiunto: «Quando mi hanno detto che Mattarella sarebbe stato a Venezia, ho avuto la stessa reazione che ha avuto lei presidente quando era a Wembley e ha segnato Bonucci: “No! Gol, c’è Sergio Mattarella”. Senza far mancare, a coredo della sua ovazione presidenziale, i ringraziamenti di rito alle personalità istituzionali presenti: da Laura Mattarella, che accompagnava il padre («Sono felice che lei sia qua»), al ministro della Cultura Dario Franceschini. Passando per il presidente del Veneto, Luca Zaia («Che bellezza governare una regione così bella, il Veneto. Io la invidio, caro Zaia. Un giorno o l’altro ci conosceremo. Ho grande stima di lei»). Fino al sindaco di Venezia, Luigi Brugnaro, un uomo per Benigni «alla guida di una città unica».
Benigni a Venezia 78, un veloce passaggio sul viale dei ricordi…
Il resto è cronaca spettacolare. Benigni che dopo aver confessato l’emozione iniziale, dice di aver pensato di «meritare un gattino e invece mi hanno dato un leone, proprio a me». Si apre ai ricordi delle origini e omaggia l’antico sodale Carlo Monni. Giuseppe Bertolucci. E tutti gli altri registi con cui ha lavorato. Poi, naturalmente, spazio all’amatissima moglie, Nicoletta Braschi, per cui parte una dedica telefonatissima: «Quanta luce hai emanato nella mia vita». Una musa e una compagna a cui il regista e attore ha dedicato il premio appena ricevuto: «È tutto merito suo»…
Il messaggio arriva forte e chiaro