Cancel culture all’italiana: il caso della statua di Bud Spencer rifiutata da Livorno e che Napoli vuole adottare
Statue da abbattere, statue da adottare. Anche in Italia arrivano dall’America le smanie di censura. Con risvolti teppistici e non. Si pensi all’imbrattamento della statua di Indro Montanelli o alla vernice gialla su quella di Gabriele D’Annunzio a Trieste.
Il caso della statua di Bud Spencer
Insomma la cancel culture è in agguato anche da noi. Non si abbattono ancora le statue però si vandalizzano, un primo passo verso la barbarie dell’anti-storia. Un caso minore, ma non meno significativo, riguarda la statua di Bud Spencer rimossa nel 2019 dal Lungomare di Livorno e che ora Napoli vorrebbe “adottare”. Mentre la querelle è in corso i fan dell’attore scomparso nel 2016 possono consolarsi con l’apertura di un museo dedicato a Carlo Pedersoli a Berlino.
La statua della porchetta a Roma
“Che il tema “statue” fosse ormai caldo anche in Italia – scrive oggi Il Foglio – si era cominciato a capirlo già a giugno quando era scoppiata, a Roma, una feroce polemica attorno alla “statua della porchetta”. Lo scontro aveva esacerbato gli animi al punto che il maiale era stato vandalizzato con della vernice rossa, come accaduto ai monumenti per D’annunzio o Montanelli. Anche se la porchetta – possiamo facilmente immaginarlo – non doveva essere sembrato ad autore e committente un soggetto parimenti minaccioso”.
A Bologna una statua per Lucio Dalla
Meglio ripiegare su monumenti che traggono ispirazione dalla musica, dalla tv, dallo sport, dall’immaginario pop. Così – ricorda ancora Il Foglio – a Bologna è stata inaugurata una statua di Lucio Dalla, a Montecampione ne hanno inaugurata una ( particolarmente riuscita) per Marco Pantani, Milano ha annunciato il completamento di un’altra, l’anno prossimo, dedicata a Margherita Hack ( la prima donna – final – mente – a cui sarà dedicata una statua in città)”.