Cancel culture, è il diavolo che ci mette lo zampino: la teoria del filosofo Rémi Brague
C’è il diavolo dietro la furia della cancel culture. E’ la teoria a cui giunge del filosofo Rémi Brague che sarà ospite di un incontro a Milano sul tema. Dietro al movimento che abbatte le statue e si propone di sradicare il passato c’è una tentazione tipica della nostra modernità: condannare tutta la realtà come cattiva. La Verità nel numero in edicola anticipa il suo intervento. “Ciò che si chiama, o viene chiamato dai suoi oppositori cancel culture può essere considerato a prima vista come un fenomeno contemporaneo: quindi appartenente al giornalismo piuttosto che alla filosofia… Tuttavia, uno sguardo più attento ci permette di vedere in essa l’ultima (per il momento) tappa di un lungo processo, iniziato proprio alla vigilia dei tempi moderni”.
Cancel culture, l’idea di fare tabula rasa del passato
Da Cartesio all’illuminismo, fino alla rivoluzione francese e a quella sovietica la tentazione di fare tabula rasa del passato è stata evidente. Il pensatore che è una delle voci più autorevoli contro la cancel culture, parlerà al Teatro Rosetum di Milano. Membro dell’Accademia delle scienze morali e politiche dell’Istituto di Francia e premio Ratzinger 2012, aggiunge: L’idea di dare vita a una nuova visione del mondo e a nuove istituzioni che fovrebbero seppellire “il vecchio” è cosa che attraversa vari momenti storici. “I grandi romanzieri sono stati prima grandi lettori; i grandi musicisti hanno iniziato come coristi, i grandi pittori hanno iniziato copiando i capolavori della loro arte. Distruggere ciò che è venuto prima è una vecchia pratica; provata da documenti storici, reali o presunti, nel caso di nuovi movimenti religiosi”. Recentemente il docente ha firmato un appello contro l’eliminazione dei corsi di greco e di latino all’Università di Princeton.
“Nel 2001- prosegue nel suo intervento anticipato da la Verità- i talebani afghani hanno distrutto i tre giganteschi Buddha di pietra di Bamiyan; l’Isis ha saccheggiato i musei di Mosul. Alcuni speravano di fare tabula rasa affinché il nuovo potesse sorgere più liberamente. Ciò che esiste è stato concepito come un ostacolo all’emergere del nuovo con la sua stessa esistenza”. Scrive ancora Braque: “L’esperienza fu tentata dalla rivoluzione bolscevica del 1917. Lenin pensava che un nuovo ordine sarebbe sorto spontaneamente dalle ceneri del vecchio. Ora, questo non si è verificato. Al contrario, tutto si sgretolò”.
Braque: “La cultura è intrappolata in una specie di sacramento perverso della penitenza”
Tuttavia, esiste indubbiamente qualcosa di nuovo nella furia odierna di abbattere i segni del passato. “Il nuovo deve ancora venire, e nessuno sa se verrà, in primo luogo. Quindi – spiega- ciò che mette in moto quei movimenti è il risentimento, e persino l’odio”. Più in generale, si tratta del nostro rapporto con il passato. “Che tipo di atteggiamento dobbiamo avere nei confronti di ciò che ci ha prodotto?”, si chiede Brague. “La scelta è tra condonare e condannare. Condannare è una posizione satanica”, asserisce il pensatore.
Satanismo e cancel culture
“Il satanismo può essere relativamente morbido, e tanto più efficace. Secondo Satana, «tutto ciò che è, è degno di morire». Queste sono le parole che Goethe mette in bocca al suo Mefistofele nel Faust. Perdonare non è facile”. “La nostra cultura attuale – conclude- è intrappolata in una specie di sacramento perverso della penitenza: di confessioni ne abbiamo in abbondanza, e vogliamo che gli altri si confessino e si pentano. Ma non c’è assoluzione, non c’è perdono, quindi né speranza di una vita nuova né volontà di condurla. Che possiamo recuperare la nostra capacità di perdonarehttps://www.ilsussidiario.net/news/remi-brague-a-milano-conferenza-sulla-cancel-culture-vuole-cancellarci/2224202/“.