Catastrofico comizio di Conte per Raggi, la signora lo corregge: “Aò, Peppì, quella è l’Atac, non l’Ama”
Catastrofica prima uscita di Giuseppe Conte al fianco di Virginia Raggi per la campagna elettorale a Roma. La sede scelta per l’affiancamento era San Basilio, lembo est della Capitale e quartiere difficilissimo, conosciuto anche come una delle piazze di spaccio della città. Insomma, uno dei quei posti buoni per potersi vantare di essere un «sindaco delle periferie». Anzi, una sindaca delle periferie, come piace dire a Raggi. È stato lì, di fronte a quella platea popolare e vessata più di altre dai problemi della malamministrazione che Conte ha dato prova di straordinaria goffaggine, tanto da farsi pure riprendere dai cittadini.
Il lapsus sulla «palla magica»
Lasciamo stare il lapsus per cui, volendo giustificare le inefficienze, ha detto che «nessuno ha la palla magica», provocando un certo disorientamento: avrà voluto parlare del futuro, riferendosi alla sfera di cristallo? Voleva dire che nessuno ha la bacchetta magica, riferendosi al passato? O, semplicemente, dando la misura del presente, ha mostrato una certa confusione mentale? Com’è è, comunque, parlando a braccio è un incidente che non rileva: ci sta, può capitare. Specie se uno non è totalmente a proprio agio.
Conte e la paura di metterci la faccia per Virginia Raggi
È opinione diffusa, infatti, che Conte non fosse e non sia esattamente entusiasta di mettere la faccia sulla sfida elettorale di Roma, che secondo tutti i sondaggi si annuncia disastrosa per Raggi, e per il M5S che non ha avuto la forza di dissuaderla dallo sfidare il malcontento dei romani. Infatti, finché ha potuto, ha evitato, come alla famigerata cena elettorale di Ostia, dove gli organizzatori, per mettere una pezza all’affaire fuochi di artificio, avevano fatto subodorare l’arrivo di qualche big, magari proprio del leader, che invece non c’è stato.
Conte confonde Atac e Ama, la signora: «Aò, Peppì…»
A San Basilio, invece, c’è dovuto andare e forse per il disagio, mettiamo anche per la stanchezza, meno probabilmente per l’emozione, Conte, che s’è pure attaccato con una signora sul reddito di cittadinanza, ne ha infilata anche un’altra, stavolta imperdonabile. «Diciamo la verità su Ama: i trasporti prima non funzionavano», ha scandito. «Aò, a Peppì, se chiama Atac», s’è levata dalla quarta fila della platea la voce d’una donna, malauguratamente – per Conte – sentita benissimo dal cronista del Foglio Simone Canettieri, che impietoso l’ha rilanciata pure su Twitter. «Se è una barzelletta, fa ridere, ma è credibile. Se è vera, ed è credibile, fa piangere», è stato uno dei tanti commenti.