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Conte batte cassa, ma i grillini sono inferociti: “I soldi se li facesse dare dal Pd”

Politica - di Adriana De Conto - 13 Settembre 2021 - AGGIORNATO 13 Settembre 2021 alle 15:13

Conte batte cassa. Soldi, soldi, soldi. E’ tutta una questione di pagamenti nel caotico mondo cinquestelle che il neo leader non riesce  disciplinare. Anzi, ci sarebbe un “muro” di senatori e deputati che per ora non ci pensano minimamente a versare i contributi per “finanziare” i tour elettorali del neo presidente. E il piatto piange.  I soldi sono una delle incognite del nuovo corso del M5s – è il retroscena del Giornale sul mondo grillio.  I 2500 euro al mese, forfettari, come stabilito dalle rinnovate regole sulle rendicontazioni, languono. “Deputati e senatori continuano a non versare, proprio come facevano ai tempi di Rousseau, quando i 300 euro mensili per la piattaforma di Casaleggio erano diventati un caso”.

Conte batte cassa, “sciopero” dei contributi tra i parlamentari

Molti eletti fanno emergere il sottotesto: “barattare” i contributi in cambio di “una nomina nella segreteria che affiancherà l’ex premier”. Ma uno dei motivi principali di questo mancato versamento continua ad essere il malcontento per i primi passi di Conte da leader politico. Così, come si fa con i bambini, i vertici del M5S – apprendiamo dal quotidiano diretto da Minzolini- hanno dovuto ricorrere alle minacce. «Chi non versa i contributi non sale sul palco con Conte e non parla con i ministri»:è   il messaggio che sarebbe rimbalzato nelle chat. Ma neanche la campagna elettorale sta galvanizzando i grillini. Anzi, è qui che i malumori si fanno più consistenti.  I soldi sarebbero manna dal cielo anche e sopratuttto per finanziare il tour elettorale di Conte.

Le chat dei grillini: ecco cosa ha in mente Conte

I grillini non ne volgiono sapere. “Ma come?”, ribollono le chat: «Dobbiamo pagare degli eventi dove Conte dice che alle amministrative siamo spacciati?», si chiede un deputato. Infatti Giuseppi, sempre bifronte, ha praticamente messo la faccia solo su Manfredi a Napoli. Pertanto lo  “sciopero delle rendicontazioni” si collega al disorientamento generale legato alla confusione  in vista del voto del 3 e 4 ottobre. Conte ha iniziato male e la “ritirata” dalla competizione nelle città si aggiunge ad altre gaffe: quella  sui talebani con cui vorrebbe “dialogare”; poi lo sfogo  sulla «faticaccia enorme» di guidare il partito, che non è affatto piaciuta; oltre ai vari svarioni su Milano e il numero degli indigenti. Insomma, Conte non sta dando una linea chiara. Lui stesso è ambiguo nel suo oscillare tra Pd e sogni di Palazzo Chigi. Quale sarà il vero Giuseppi?

“Vuole fondersi con il Pd? Allora i soldi…”

Nelle chat gli fanno pesare tale ambiguità:  «Conte vuole fondersi con il Pd?» , si chiedono: «Il suo obiettivo è tornare a Palazzo Chigi e usa il Movimento come un taxi», liquidano la cosa un altro eletto. Sai che c’è? Parte la staffilata al vetriolo: «I soldi se li facesse dare dai parlamentari del Pd». Conte è un pesce fuor d’acqua. Senza la regia di Casalino è un isolato. «Casalino è rimasto a Roma e ora sono tutti allo sbando», osserva una fonte con il Giornale. In ultimo, è stato superato  da Beppe Grillo che si è ripreso i riflettori,  invitando  a firmare il referendum dei Radicali sulla legalizzazione della cannabis. Conte non si è mai espresso in materia e l’uscita lo ha preso in contropiede.

Il presidente pentastellato in questo momento controlla poco o niente del M5S.  Dice di voler rinviare le nomine interne a ottobre, dopo le amministrative: una decina di poltrone tra vicepresidenti e referenti tematici: accontentare le  correnti o fare di testa sua? Il movinmento intanto ribolle: scotta ancora il no di Chiara Appendino che non si è voluta ricandidare a Torino per puntare a «una poltrona romana». Condannando di fatto il partito a una figuraccia nel capoluogo piemontese.

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di Adriana De Conto - 13 Settembre 2021