Conte colleziona figuracce, nel suo staff avrebbe bisogno di una “Bestia” più che di un Casalino
I social e le scelte comunicative sono sempre di più al centro della vita della politica odierna, un’immagine, un messaggio, la strategia, rappresentano sempre di più il punto focale con il quale i leader di oggi si confrontano e con i quali possono emergere o incorrere in rovinose cadute.
Se in questi giorni sta facendo da cassa di risonanza ciò che sta accadendo alla macchina comunicativa chiamata la ‘Bestia’ di Matteo Salvini, dopo la pausa presa dal suo ideatore Luca Morisi, dall’altra parte nel pianeta grillino sta cercando di farsi strada
la “bestiola” di Conte. Alla guida sempre il fedelissimo e onnipresente Casalino a cui è stato affidato il compito della supervisione della strategia comunicativa, i tre obbiettivi che si è posto Rocco e la squadra media che segue l’avvocato di Volturara Appula sono: rendere il volto di Conte il più possibile di successo, sfruttarne il consenso popolare come volano per ampliare i consensi del Movimento 5 stelle, trasformare il gradimento popolare in voti per il partito.
Nessuno dei componenti della task force comunicativa 5 stelle è dipendente del Movimento sono tutti collaboratori o consulenti di deputati e senatori, tempi di risparmio per le casse grilline visto che all’appello mancano per l’ennesima volta le restituzioni dei parlamentari, anche sul piano comunicativo i conti di Conte non tornano.
La Bestiola di Casalino sta cercando di ricreare un ibrido su quella di Salvini, copiati i metodi dei selfie, ad ogni tappa l’avvocato del popolo cerca di immortalarsi con i fan, di fotografare folle come in Calabria dove erano presenti anche le sue bimbe che lo seguono in una delirante pagina Facebook dove lo venerano chiamandolo Peppy pagina in cui si vendono anche felpe, t shirt e tazze con il suo volto.
Esemplificativa per quanto riguarda la strategia informativa, la stessa regione calabrese è stata da sfondo a innumerevoli inciampi di comunicazione dell’ex premier dal mea culpa a Fedez, dove Conte ha fatto un video post per scusarsi, quasi spargendosi del sale in testa con il rapper che lo insultava per le folle presenti ai suoi comizi e i concerti ancora fermi.
E l’ex premier ha confermato: il suicidio perfetto da leader in nome di Fedez.
A seguire nel tour elettorale a Cosenza altra gaffe del leader M5S che era nella città calabrese per sostenere la candidatura di Rende in vista delle prossime amministrative: la stessa Rende fino a qualche tempo con Renzi fa lo insultava abitualmente sui social: ‘Conte spettacolo indecoroso, che sarebbe imbarazzante se già non fosse tragico’. La neo candidata ha provato a giustificare i post dicendo con un’arrampicata sugli specchi degna dei migliori graffi “trasformazione genetica del M5S… Non sono cambiata io, forse è cambiato il Movimento”. Forse.
Certezza e credibilità dovrebbero essere cardini essenziali di una buona informazione.
Se le piazze hanno regalato i primi intoppi alla strategia comunicativa di Casalino & Co. le apparizioni tv per ora non sono state altrettanto degne di scivoloni. Dai flop televisivi con share al 4% ben al di sotto delle attese, la stessa Lucarelli definisce l’ex premier ‘troppo ecumenico’, inconsistente: «Conte finisce di parlare e non sai che ha detto, in quel continuo, sovrumano esercizio di diplomazia e di allergia al conflitto che rischia di renderlo una figura sbiadita»
Se l’obiettivo della nuova macchina comunicativa a 5 stelle è la creazione di un personaggio popolare, l’operazione non procede come previsto. Dopo l’esposizione mediatica e la concentrazione delle dirette favorita durante la prima fase della pandemia, adesso la parabola di Conte è catalizzata da una nuova fase con numeri al ribasso e caos mediatico generalizzato.