Conte difende la Raggi (nonostante i cinghiali) e sui ballottaggi prova ad alzare la voce con il Pd

28 Set 2021 10:14 - di Vittoria Belmonte

Il governo Draghi? Può fare di più. I decreti sicurezza? Sono pentito di averli fatti con Salvini. I ballottaggi con il Pd? Sono loro che devono venire a trattare con noi. La lega? Si deve chiarire le idee, e così il governo non arriva al 2023. Giuseppe Conte si sente molto energico dopo i suoi bagni di folla. Intervistato da La Stampa nega che il M5S sia in difficoltà. “Continuate pure a gufare – dice – i cittadini sapranno come rispondervi”.

Ma la vera notizia che emerge dalla lunga intervista è un’altra. E cioè il messaggio che l’ex premier manda a Pd e Palazzo Chigi: attenzione – osserva – con la Lega in grave difficoltà per lo scontro interno e per il caso Morisi noi del M5S possiamo tornare a dettare le condizioni. E Conte non si fa pregare: su riforme, fisco, nucleare e reddito di cittadinanza. Insomma – vuole dire Conte – non ci faremo trattare come i parenti poveri al tavolo della maggioranza. “Per il Colle – dice – ci sono tante variabili da considerare e ne parleremo in prossimità della scadenza“. E ricorda che quello di Draghi è un governo a tempo: «Piuttosto che dare voti, mi concentro sulle cose da fare. Questo governo deve portare il Paese fuori dalla pandemia e mettere a terra i progetti del Pnrr. Sta lavorando, ma può fare di più».

Fa pure la voce grossa con il Pd. Sul caso Torino, dove pentastellati e dem appoggiano candidati diversi, dice: “Al ballottaggio non spostiamo voti come pacchi postali, il problema di cosa fare al ballottaggio torinese se lo dovrà porre il Pd, decidendo se appoggiarci o meno…” . A Roma invece, già si dà per certa la trattativa con Gualtieri: Conte dovrebbe correre nel suo collegio blindato, Roma centro, se il candidato dem dovesse salire al Campidoglio.

Prova quindi a difendere l’indifendibile sindaca di Roma Virginia Raggi definendo “forte” la proposta M5S nella Capitale. E sulla piaga dei cinghiali afferma:  «Guardi, i cinghiali ci sono dappertutto e non sono un metro di giudizio. La sua valutazione negativa non tiene conto della complicata realtà della gestione amministrativa a Roma. Raggi è partita con un’eredità difficile, ma gli ultimi sondaggi la danno in forte risalita». Anche se alla Stampa l’ex premier dice: “Non ho intenzione di andare in Parlamento”.

Non si sottrae infine  a un commento sul caso Morisi: “La vicenda personale non posso giudicarla, lasciamo che l’inchiesta faccia il suo corso. Certo Morisi è stato interprete del salvinismo più aggressivo, che andava a citofonare in giro e rincorreva l’immigrato di turno, alimentando le paure nel Paese. Sorprende come il leader della Lega applichi un metro di valutazione indulgente nei confronti degli amici, rispetto a quanto fatto con gli avversari in passato. Questo non è accettabile da parte di chi ha una responsabilità politica, serve uniformità di giudizio. Comunque, è un ulteriore elemento che si aggiunge al caos leghista e queste fibrillazioni possono far male al governo»

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