Covid, 6.761 infezioni e 62 morti. Nuovi studi: la depressione aumenta i rischi di contagio e morte
Mentre il bollettino di contagi e decessi segnala l’inesorabile andamento pandemico, recenti studi allargati sul tema si concentrano sul legame tra Covid e depressione. E due ricerche, pubblicate su Jama Psychiatry e Lancet Psychiatry, attestano: le patologie psichiatriche aumentano i rischi di contagio e morte. Nel frattempo, il virus non molla la presa. E i numeri del bollettino odierno del ministero della Salute lo confermano. Sono 6.761 i contagi da coronavirus in Italia oggi. Da ieri, inoltre, i dati registrano altri 62 morti. Che portano a 129.352 il totale delle vittime dall’inizio dell’emergenza. Nelle ultime 24 ore sono stati eseguiti 293.067 tamponi. Riscontri che attestano il tasso di positività al 2,3%. Infine, sono in totale 4.205 i ricoverati con sintomi Covid (-26 rispetto a ieri). Mentre la voce dei ricoveri in terapia intensiva alza la stima a 555 ricoverati (+15 rispetto a 24 ore fa)...
Covid, 2 nuovi studi sull’incidenza dei contagi per chi soffre di depressione e disturbi mentali
Dunque, mentre il premier Draghi annuncia l’obbligo vaccinale, due nuovi studi pubblicati su Jama Psychiatry e su Lancet Psychiatry indagano sull’incidenza dei contagi, anche con esiti letali, sulle persone che soffrono di depressione e disturbi mentali. Che, in base alle ultime ricerche citate, hanno maggior rischio di contrarre il Covid-19 nelle forse più gravi. Tali da richiedere ospedalizzazione. Ricovero in terapia intensiva. Ed esponendo questi pazienti a una più elevata mortalità. O, comunque, a esiti neurologici pesanti a lungo termine. Anche alla luce di queste evidenze, allora, la Società italiana di Neuropsicofarmacologia (Sinpf) lancia un appello agli esperti che si riuniranno, il 5 e 6 settembre a Roma, al G20 Salute, in occasione della sessione dedicata alla salute mentale, per chiedere un «percorso dedicato e prioritario alla somministrazione della terza dose di vaccino anti-Covid ai pazienti con depressione».
L’ipotesi di una terza dose del vaccino per chi soffre di depressione
«Nonostante gli sforzi di medici e sanitari, i pazienti che soffrono di depressione sono stati dimenticati in questi 20 mesi di emergenza Covid-19, pur essendo i più fragili», denuncia allora Claudio Mencacci, Direttore emerito Neuroscienze salute mentale Asst Fbf Sacco di Milano e co-presidente Sinpf. «La riduzione dell’accesso alle cure – spiega l’esperto e riferisce l’Adnkronos – in contemporanea con il peggioramento del 40% dei casi di sintomatologia depressiva e ansiosa di questi mesi, ha creato un corto circuito ancora in corso – sottolinea Mencacci – dimostrando l’enorme fragilità di questi pazienti a contrarre il Covid a causa di uno stile di vita sregolato, l’uso/abuso di sostanze e la presenza di altre malattie esistenti». La ragione, secondo recenti studi – aggiunge l’esperto – potrebbe dipendere da alterazioni immuno-infiammatorie, alla base di alcuni problemi psichiatrici, che accomunano dunque i disagi mentali al Covid. O alla maggiore frequenza di comorbilità (obesità, disturbi cardiovascolari) e stili di vita poco salutari riconosciuti a questa categoria di pazienti».
La necessità di una cooperazione sinergica per la cura della patologia psichica
«In quest’ottica – aggiunge quindi Matteo Balestrieri, direttore della Clinica Psichiatrica dell’Aou di Udine e co-presidente Sinpf – la possibilità di un intervento precoce, di tipo diagnostico e terapeutico, risulta fondamentale per arginare il diffondersi della patologia psichica. Occorre garantire e agevolare l’accesso ai servizi specialistici. Evitando situazioni di stigma. Dialogando con i medici di medicina generale e con i pediatri di libera scelta. Oltre che con i servizi territoriali, cosi come con i consultori».
Interventi sociali come parte della terapia
«Sono inoltre necessari – conclude l’esperto – adeguati interventi sociali che, tenendo conto delle vulnerabilità individuali, evitino l’esposizione a quadri di stress eccessivi che diminuiscano il senso di solitudine che a volte gli individui percepiscono nell’esposizione alla crisi sociale ed economica associata alla pandemia da Covid-19. Fondamentale è la presa in carico della sofferenza psichica e l’attenzione della medicina del territorio”.