Da no-vax al “vaccino consapevole”: l’ennesima capriola della pasionaria grillina Paola Taverna
Dal “parla come mangi” a lingua di legno o, per i cultori del cinema, da Onorevole Angelina a Dama di casta. «È faticoso stare al governo», sospira la grillina Paola Taverna al Fatto Quotidiano, il suo giornale preferito. Eh sì, è davvero «faticoso». Lo è sempre stato, in verità. Solo che la pittoresca portavoce (dei cittadini) lo ignorava. Da perfetta 5Stelle immaginava che nei Palazzi si pasteggiasse a caviale e champagne e che, tra una barzelletta e un racconto di caccia alla volpe, zelanti camerieri in livrea gettassero qualche briciola di pane alla plebe affamata. Ma questo ieri. Poi nel giro di tre anni i 5Stelle hanno deciso che il mondo era cambiato (pur senza avvertire gli elettori, che infatti in gran parte non li votano più) ed eccoli qua.
Paola Taverna intervistata dal Fatto Quotidiano
Oggi la senatrice Taverna è una disciplinatissima vicepresidente del Senato che si riempie (un po’ astrusamente) la bocca di espressioni tipo «fare sintesi», «dialogo fondato sui temi» o «costruire un percorso politico per tempo» che apparirebbero scialbe ed insipide persino ad un posapiano come Arnaldo Forlani. Una metamorfosi degna di Ovidio, sebbene c’entri poco la mitologia e molto la poltrona, un tempo schifosissima. Val bene questo ed altro, pur di restarvi abbarbicati. Persino sostenere che i 5Stelle saltellano da un governo all’altro, compreso l’attuale, non per il terrore di tornare alle urne, ma per «difendere i nostri provvedimenti». Sicuro: come la riforma Bonafede sulla giustizia, finita in coriandoli con gran tormento di Marco Travaglio, privato in così poco tempo del gingillo della Spazzacorrotti. Una sfortuna per lui che il joystick con cui detta le mosse a Giuseppe Conte si rompesse proprio quando più serviva.
«Il RdC? Disponibili a migliorarlo»
Ma lo stesso si può dire dei vaccini, tema caro alla Taverna. Già, chissà se oggi ripeterebbe la teoria anti-morbillo da lei esposta qualche anno fa. Certo che no, mica è no-vax come una volta. Oggi infatti raccomanda «consapevolezza e informazione». E con aplomb istituzionale, spiega: «Sono la strada maestra». L’unica artigliata la senatrice la sfodera sul reddito di cittadinanza. Ma anche qui il tono è da difesa d’ufficio, privo di acuti: «Siamo disponibili a miglioramenti, ma nessuno si sogni di toglierlo». Il solito fumo, lo stesso che ha preceduto ogni ritirata. Tutto lascia perciò prevedere che anche il RdC, ultima bandiera grillina ancora al vento, sarà preso ammainata. E sempre in nome della schifosissima poltrona.