Governo, Orlando dà il benservito a Salvini: «Se la Lega uscisse, il Pd non si strapperebbe i capelli»
Meglio fuori che dentro. Lo dice apertamente sulla Stampa il ministro dem Andrea Orlando all’indirizzo della Lega di Matteo Salvini. È l’effetto politico dell’estensione urbi et orbi del Green pass. Una decisione che ha avuto l’effetto del carburante nel motore del Pd. E non per volontà di Mario Draghi o per capacità di Enrico Letta, ma per le capriole del leader leghista. Fosse rimasto sul tema un po’ più quieto, oggi nessuno lo additerebbe come lo sconfitto. Ha fatto l’esatto contrario ed eccolo qua più trafitto di San Sebastiano. Intinto addirittura nel curaro il dardo scoccato da Orlando. Salvini ha perso? «Io dico che si è riaffermata una linea, quella di mettere al primo poso la tutela della salute degli italiani», risponde il dem.
Orlando intervistato dalla Stampa
Quasi a sottintendere che il leader del Carroccio si augurava l’arrivo della quinta ondata per mandare tutti, compresi i suoi elettori, in terapia intensiva. Meno male che è lo stesso Orlando a buttarla in politica spiegando che il «merito» di Draghi e Speranza è stato quello di bloccare la «tentazione frequente» della Lega «di rincorrere la Meloni». Sul futuro il ministro del Lavoro non scioglie la prognosi. «Se questa tentazione sarà scongiurata o avrà altre pulsioni – spiega – lo vedremo nelle prossime settimane».
«Convivenza imbarazzante»
In ogni caso, fa sapere a nome del Pd, «non possiamo minimamente accettare l’idea che si dica una cosa e se ne faccia un’altra, che si voti all’unanimità in Consiglio dei ministri e poi in modo diverso in Parlamento». Ogni riferimento alla convergenza dei voti leghisti sulle proposte di Fratelli d’Italia è puramente voluto. Con tali premesse, era persino scontato che Orlando non le mandasse a dire quando l’intervistatore gli ha chiesto se per lui «l’ideale» sarebbe l’uscita della Lega dalla maggioranza. Infatti, dopo aver i ringraziamenti di rito al «contributo» dei «colleghi della Lega», sgancia il siluro. «Dal punto di vista politico – risponde – la convivenza è imbarazzante. E se la Lega decidesse di muoversi diversamente, non mi metterei a piangere e non mi strapperei i capelli».