Green Pass, 300 docenti universitari firmano contro: «Discriminatorio, crea cittadini di serie B»
Non solo i “no vax”. Con l’imminente ripresa dell’anno accademico, qualche giorno fa 150 professori universitari hanno sottoscritto una lettera appello contro l’obbligo del Green pass nelle università, in vigore dal primo settembre, sottolineando che questo «obbligo di vaccinazione in forma surrettizia» mette a rischio diritti fondamentali come quelli allo studio e al lavoro, «senza che vi sia la piena assunzione di responsabilità da parte del decisore politico». Il “manifesto” in poco tempo ha poi raggiunto la cifra di 300 firme.
Meloni: «Il Green pass non risolve niente»
Sul tema del Green pass è tornata anche Giorgia Meloni, a Latina per un evento elettorale. «Il governo parla del Green pass e della sua estensione per distogliere l’attenzione da tutto quello che non sta facendo in vista della riapertura», dai mezzi pubblici alla mancata messa in sicurezza delle scuole, fino alla mancata attenzione alle cure domiciliari. La leader di FdI, quindi, parlando di situazione «imperdonabile», ha ribadito che «il green pass da solo non risolverà assolutamente nulla». Quanto alla vaccinazione obbligatoria «noi, come centrodestra e FdI, crediamo che, con una informazione corretta e trasparente, che è mancata, le persone siano automaticamente portate ad avere buoni atteggiamenti, mentre la sinistra, che considera il popolo bue, ritiene di doverlo educare e costringere a fare delle cose».
Una discriminazione «ingiusta e illegittima»
Nella lettera appello i docenti universitari ricordano che «molti tra noi hanno liberamente scelto di sottoporsi alla vaccinazione anti-Covid-19, convinti della sua sicurezza ed efficacia». «Tutti noi, però reputiamo ingiusta e illegittima la discriminazione introdotta ai danni di una minoranza», proseguono gli accademici, sottolineando che «o si subisce il Green Pass, oppure si viene esclusi dalla possibilità di frequentare le aule universitarie e, nel caso dei docenti, si è sospesi dall’insegnamento».
Gli accademici: «Così si dividono i cittadini in serie A e B»
«In sostanza – aggiungono i 300 accademici – la “tessera verde” suddivide la società italiana in cittadini di serie A, che continuano a godere dei propri diritti, e cittadini di serie B, che vedono invece compressi quei diritti fondamentali garantiti loro dalla Costituzione». L’auspicio è, quindi, che «si avvii un serio dibattito politico, nella società e nel mondo accademico tutto (incluse le sue fondamentali componenti amministrativa e studentesca), per evitare ogni penalizzazione di specifiche categorie di persone in base alle loro scelte personali e ai loro convincimenti» e la richiesta è che «venga abolita e rifiutata ogni forma di discriminazione».