Green pass e quarantena, la denuncia di Belpietro: «Il governo ci spinge a diventare spie e bugiardi»
Le norme varate dal governo su Green pass e quarantena hanno tutte le caratteristiche per trasformarsi in una gimkana tanto per i datori di lavoro quanto per i lavoratori chiamati a rispettarle. Ovvero per tutti i cittadini. Da un lato infatti i primi sono obbligati a controlli ostici, con l’aggravio della segnalazione da trasmettere al prefetto. Una circostanza che può risultare particolarmente complicata in caso di prestazioni domestiche, da quelle delle colf a quelle degli artigiani. Dall’altro ai secondi si chiede, giustamente, di ritirarsi in quarantena, senza però garantire loro le coperture finanziarie per quel periodo di assenza forzata dal lavoro, rispetto alla quale magari il dipendente sconta solo il costo della sfortunata coincidenza di essere entrato suo malgrado in contatto con un positivo.
Belpietro: «Vogliono farci diventare “spie”»
A mettere in fila difficoltà e illogicità delle previsioni governative, che con troppi ostacoli rischiano di fermare prima della partenza il preteso sprint per il contrasto del virus, è stata La Verità. In un editoriale intitolato «Vogliono farci diventare “spie” del prefetto», Maurizio Belpietro sottolinea come possa essere davvero complicato per un capo famiglia, specie se una persona sola e anziana, riuscire a verificare l’esistenza e la validità del Green pass del lavoratore che offre prestazioni in casa sua. C’è il tema dell’ostacolo tecnologico, ovvero il fatto che non tutti hanno o sanno usare un dispositivo in grado di leggere il Qr code.
Lo Stato scarica sui cittadini l’onere dei controlli
C’è poi quello dell’obbligo di denuncia al prefetto, in un contesto in cui, ricorda Belpietro, «non è lo Stato a fare il proprio mestiere, che è appunto controllare che le persone siano in regola con le disposizioni governative», ma «l’autorità delega l’incombenza agli imprenditori per quanto riguarda operai e impiegati, ma anche ai capi famiglia per ciò che attiene alle colf». Si domanda quindi il direttore de La Verità: «E poi, una volta scoperto che l’artigiano o la colf non sono in regola con la legge, rinunceranno alla prestazione, provvedendo anche a segnalare al prefetto la faccenda oppure chiuderanno un occhio facendosi gli affari propri e rischiando essi stessi una sanzione?». Dunque, conclude Belpietro, ci si trova di fronte «a un tentativo di spingere le persone a vaccinarsi, disseminando di ostacoli il percorso di chi non si è ancora rassegnato a farsi inoculare il siero anti Covid».
Non solo Green pass: mancano i fondi per la quarantena
Il discorso su ostacoli, oneri, difficoltà e incombenze scaricati sulle spalle dei cittadini non cambia, e forse si aggrava, se dai controlli da parte del datore di lavoro ci si sposta sul fronte della responsabilità individuale del lavoratore. In un altro articolo, intitolato «Quarantene fiduciarie senza fondi: così il governo incentiva le bugie», l’analisi de La Verità si sofferma infatti sulla doppia penalizzazione cui rischiano di andare incontro i dipendenti che denuncino di aver avuto un contatto con un positivo.
Il danno per «l’onesto cittadino che si autodenuncia»
«L’onesto cittadino che si autodenuncia dallo scorso agosto è costretto alla quarantena senza stipendio», si legge nel pezzo firmato da Claudio Antonelli, che si apre ricordando come «i 900 milioni di euro necessari per rimborsare le assenze dal lavoro dovute alle quarantene fiduciarie non si sono trovati». «Ovviamente, così facendo, si disincentiva l’intero meccanismo che nella testa del legislatore sarebbe stato virtuoso: traccio i positivi, raccolgo dati sui tempi di eventuale attivazione del virus ed evito ulteriori contagi», si legge nell’articolo, che avverte: «Adesso che il malcapitato deve pure privarsi di mezzo stipendio possiamo dire che la norma è finita su un binario morto».