Il “Papeete” di Confindustria. Bonomi chiede pieni poteri per Draghi e lui fa la star (video)
Non è ancora «l’uomo della provvidenza», ma di certo – almeno per l’assemblea di Confindustria – è quello «della necessità». Un’espressione che rinvia all’immagine dell’idrante sigillato nella teca di vetro con la scritta “rompere in caso di incendio“. E al rogo e all’acqua avrà sicuramente pensato il presidente degli industriali Carlo Bonomi parlando della situazione italiana e poi citando Mario Draghi. È lui «l’uomo della necessità». Il lunghissimo, scrosciante e a tratti persino imbarazzante applauso che ne ha sottolineato la citazione suona in tal senso come una rumorosa conferma.
Il premier accolto come un divo dall’assemblea di Confindustria
Draghi, dunque, e tutto il resto che diventa ingombrante orpello (i partiti), fastidiosa procedura (il Parlamento) o suoi derivati (maggioranza parlamentare). La condizione di stato di necessità non risparmia neppure il Quirinale. Chi andrà ad abitarlo dovrà avere – secondo Confindustria – un unico obiettivo: facilitare la navigazione di Draghi nel residuo anno di legislatura (guai ad accennare alle urne), senza mettere limiti alla provvidenza nell’immediato futuro. Concetti come “opposizione” o soluzioni come le elezioni sono semplicemente banditi. Si possono immaginare, ma non adottare. Viene da sorridere pensando alle vestali della democrazia in gramaglie al pensiero dei «pieni poteri» chiesti da Salvini al tempo del Papeete.
Democrazia sospesa
In effetti, una differenza c’è: a Draghi glieli stanno portando su un vassoio stretto tra i denti come i cagnolini fanno con il giornale. Del resto, chi altri se non lui? C’è il Pil da far risalire (il +6 attuale è tecnicamente solo un rimbalzo del capitombolo dello scorso anno), la transizione ecologica da affrontare (costerà all’Italia 650 miliardi in 10 anni), gli ammortizzatori sociali da rivedere, il RdC da modificare e quota 100 sulle pensioni da cancellare. Tutti temi caldi, dai quali Confindustria vuol tenere lontani i partiti con le loro esigenze di consenso. Lo stato di necessità non consente più decisioni “elettorali“. E «l’uomo della necessità» è lì a ricordarlo. Ci consola, tuttavia, il suo impegno a non aumentare le tasse, a cominciare da quelle su gas e luce. Ma, anche qui, mai dire mai: l’idrante, si sa, è sempre a portata di mano.