Il tribunale egiziano aggiorna il processo a Patrick Zaki al 7 dicembre: rischia 25 anni di carcere
È stato aggiornato al 7 dicembre il processo che vede sul banco degli imputati Patrick Zaki, lo studente e ricercatore egiziano dell’Università Alma Mater di Bologna detenuto da quasi 20 mesi.
Quella che si è svolta oggi presso il Tribunale per le emergenze e la sicurezza di al-Mansoura era la seconda udienza del processo a Zaki. Lo studente è accusato per gli articoli scritti per il sito libanese Daraj. Rischia 25 anni di carcere. Il processo è stato aggiornato al 7 dicembre per “permettere ai legali dello studente di ottenere una copia” degli atti e preparare la difesa. E’ quanto rendono noto fonti dell’Egyptian Initiative for Personal Rights (Eipr), l’ong con la quale Zaki collaborava in Egitto.
Patrick Zaki è recluso da 20 mesi
Rimane tuttora opaco anche l’impianto accusatorio. Non è chiaro ancora se il rinvio a giudizio sia avvenuto per “diffusione di notizie false dentro e fuori il Paese” in un articolo sulle persecuzioni dei cristiani d’Egitto – come indicato dalla ong per cui lavorava il ricercatore – o anche per istigazione alla protesta, “al rovesciamento del regime”, “all’uso della violenza e al “crimine terroristico” come risulta da una velina diffusa a più riprese in questi mesi da fonti giudiziarie al Cairo.
Dietro i dieci post su Facebook ci sono altre accuse?
La domanda era insomma se persistano le accuse legate ai dieci post su Facebook su cui si sono basati i 19 mesi di custodia cautelare in carcere culminati nel rinvio a giudizio annunciato il 13 settembre. Ancora il giorno dopo, al termine della prima udienza in cui aveva chiesto e ottenuto l’accesso agli atti, la legale non aveva saputo precisare se le vecchie e più gravi accuse – quelle che secondo Amnesty gli fanno rischiare 25 anni di carcere o addirittura l’ergastolo, stando a un’altra fonte legale egiziana – fossero state archiviate. Per certa veniva data dalle Ong soltanto quella di diffusione di notizie false con l’articolo di due anni fa sulle persecuzioni e discriminazioni dei copti: un’accusa che gli fa rischiare “solo” una condanna a cinque anni di reclusione che, calcolando la custodia cautelare già subita, si ridurrebbero a tre anni e cinque mesi.
La preoccupazione degli attivisti della campagna “Patrick libero”
Durante l’udienza era presente un diplomatico italiano nell’ambito di un monitoraggio processuale Ue che coinvolge Paesi extra-europei come il Canada.
“Anche se il periodo della sua detenzione preventiva (due anni dalla data del suo arresto secondo la legge egiziana) scadrà tra 4 mesi, crediamo che le autorità egiziane si rifiuteranno di rilasciare Patrick immediatamente a febbraio 2022, oppure lo condanneranno per prolungare ancora la sua detenzione”. Lo affermano in un post su Facebook gli attivisti che curano la pagina ‘Patrick Libero’,