Il tribunale egiziano aggiorna il processo a Patrick Zaki al 7 dicembre: rischia 25 anni di carcere

28 Set 2021 17:37 - di Laura Ferrari
Patrick Zaki

È stato aggiornato al 7 dicembre il processo che vede sul banco degli imputati Patrick Zaki, lo studente e ricercatore egiziano dell’Università Alma Mater di Bologna detenuto da quasi 20 mesi.

Quella che si è svolta oggi presso il Tribunale per le emergenze e la sicurezza di al-Mansoura era la seconda udienza del processo a Zaki. Lo studente è accusato per gli articoli scritti per il sito libanese Daraj. Rischia 25 anni di carcere. Il processo è stato aggiornato al 7 dicembre per “permettere ai legali dello studente di ottenere una copia” degli atti e preparare la difesa. E’ quanto rendono noto fonti dell’Egyptian Initiative for Personal Rights (Eipr), l’ong con la quale Zaki collaborava in Egitto.

Patrick Zaki è recluso da 20 mesi

Rimane tuttora opaco anche l’impianto accusatorio. Non è chiaro ancora se il rinvio a giudizio sia avvenuto per “diffusione di notizie false dentro e fuori il Paese” in un articolo sulle persecuzioni dei cristiani d’Egitto – come indicato dalla ong per cui lavorava il ricercatore – o anche per istigazione alla protesta, “al rovesciamento del regime”, “all’uso della violenza e al “crimine terroristico” come risulta da una velina diffusa a più riprese in questi mesi da fonti giudiziarie al Cairo.

Dietro i dieci post su Facebook ci sono altre accuse?

La domanda era insomma se persistano le accuse legate ai dieci post su Facebook su cui si sono basati i 19 mesi di custodia cautelare in carcere culminati nel rinvio a giudizio annunciato il 13 settembre. Ancora il giorno dopo, al termine della prima udienza in cui aveva chiesto e ottenuto l’accesso agli atti, la legale non aveva saputo precisare se le vecchie e più gravi accuse – quelle che secondo Amnesty gli fanno rischiare 25 anni di carcere o addirittura l’ergastolo, stando a un’altra fonte legale egiziana – fossero state archiviate. Per certa veniva data dalle Ong soltanto quella di diffusione di notizie false con l’articolo di due anni fa sulle persecuzioni e discriminazioni dei copti: un’accusa che gli fa rischiare “solo” una condanna a cinque anni di reclusione che, calcolando la custodia cautelare già subita, si ridurrebbero a tre anni e cinque mesi.

La preoccupazione degli attivisti della campagna “Patrick libero”

Durante l’udienza era presente un diplomatico italiano nell’ambito di un monitoraggio processuale Ue che coinvolge Paesi extra-europei come il Canada.

“Anche se il periodo della sua detenzione preventiva (due anni dalla data del suo arresto secondo la legge egiziana) scadrà tra 4 mesi, crediamo che le autorità egiziane si rifiuteranno di rilasciare Patrick immediatamente a febbraio 2022, oppure lo condanneranno per prolungare ancora la sua detenzione”. Lo affermano in un post su Facebook gli attivisti che curano la pagina ‘Patrick Libero’,

Commenti

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *