La sinistra scopre che Draghi non è John Lennon: vuole comprare i missili Cruise. “Guerrafondaio”
Nei racconti della grande stampa, qualcuno a sinistra aveva scorto anche un profilo pacifista e arcobaleno alla John Lennon, ma Mario Draghi li ha delusi. La notizia che il governo si prepara a investire ingenti risorse nella difesa militare ha colto di sorpresa i vecchi comunisti che oggi si annidano un po’ovunque nella maggioranza che sostiene l’ex banchiere. Let it be? Non proprio…
Draghi e i missili Cruise da acquistare
Oggi Repubblica ha svelato che la Marina militare italiana ha intenzione di adottare i missili Cruise, moltiplicando così il raggio d’azione dei propri sistemi di attacco. Missili in grado di colpire un bersaglio situato ad oltre mille km di distanza. La Libia, per fare un esempio. Attualmente, infatti, i missili Otomat di cui dispone l’Italia hanno una gittata massima di 200 km, senza contare che sono in dotazione unicamente alle unità di superficie. I Cruise, invece, verrebbero imbarcati prima sui sottomarini, poi sulle fregate Fremm. “Nel Documento programmatico pluriennale della Difesa 2021-2023il finanziamento per i missili deep strike ancora non ci sta però è un’esigenza che la Marina Militare ha formalizzato, che la Difesa ha accettato, un’esigenza consolidata”, dice all’Adnkronos Pietro Batacchi, direttore della Rivista italiana Difesa (Rid) sull’intenzione della Marina Militare di adottare missili cruise su sottomarini e fregate anche se al momento questo tipo di armamento non è previsto nel Dpp della Difesa.
L’esperto militare: “Sono armi che all’Italia servono”
“Vedremo quando arriveranno i finanziamenti, si tratta di un’arma che alla Marina e alla Difesa in generale serve – osserva – Viene usata nelle prime fasi del conflitto, che sono poi le decisive, quando è necessario neutralizzare gli obiettivi strategici dell’avversario e se non hai queste armi giochi un ruolo di minore livello”. “Sono di fatti sempre di più gli Stati, come il Pakistan, la Corea, che si stanno dotando di armi del genere oltre agli americani, che per anni ne hanno avuto il monopolio, agli inglesi e ai francesi – sottolinea Batacchi- Le principali potenze mondiali si sono dotate di missili cruise a lungo raggio quindi l’Italia non può restare senza”. “E’ la stessa cosa avvenuta per i droni armati, l’Italia era l’unica potenza che non li aveva, anche per sensibilità politica, ma ora sono stati inseriti nel documento programmatico pluriennale”, ha concluso.
La sinistra insorge: “No a un nuovo militarismo”
In meno di un mese il governo Draghi ha confermato ufficialmente il proseguimento del programma F35, l’acquisto di 679 nuovi carri armati e la decisione di armare i propri droni. Ora la notizia che la Marina militare intende imbarcare sul proprio naviglio, prima sui sommergibili poi anche sulle fregate, i missili Cruise in grado di colpire obiettivi nel raggio di oltre mille chilometri”, è la reazione del segretario del Prc, Maurizio Acerbo, e Gregorio Piccin, responsabile Pace del partito.
“La chiamano ‘Naval Diplomacy’, e parlano chiaramente di presidio degli interessi nazionali nel Mediterraneo. Hanno persino dismesso la retorica della ‘guerra umanitaria’ che negli anni novanta e duemila è servita a mascherare la nostra belligeranza e farla digerire all’opinione pubblica. L’Italia è un Paese che, in ossequio alla Nato e ai fatturati della propria industria bellica nazionale, ha già accumulato pesantissime responsabilità guerra. “Il partito trasversale dei bombardieri, oggi brillantemente rappresentato dal governo Draghi, merita un’opposizione senza se e senza ma”, concludono i due esponenti del Prc.