L’Austria di Kurz ha le idee chiare. “Porte chiuse, non accoglieremo i profughi afghani, ne abbiamo troppi”

14 Set 2021 10:24 - di Lucio Meo
Kurz Austria

Non accoglieremo nel nostro Paese nessun afghano in fuga, non sotto il mio potere”. Per Sebastian Kurz, la politica del 2015 sui rifugiati non può essere la soluzione, né per Kabul né per l’Unione europea. E anche di fronte a un’emergenza umanitaria come quella afghana, il cancelliere austriaco sostiene, in un’intervista alla Stampa, che “la nostra posizione è realista: l’integrazione degli afghani è molto difficile e richiede un dispendio di energie che non possiamo permetterci”.

Il no dell’Austria ai profughi afghani

Con più di 44mila afghani entrati nel nostro Paese in questi anni, l’Austria ospita già la quarta più grande comunità afghana nel mondo, se consideriamo la distribuzione di migranti per numero di abitanti. Ci sono ben più rifugiati afghani che vivono da noi, rispetto a quanti abbiano preso l’Italia o agli altri Stati Ue. Solo quest’anno, da noi sono arrivati circa 8.000 rifugiati, di cui un quinto da Kabul, attraverso la rotta balcanica tutt’ora aperta”.

La difficoltà dell’integrazione degli afghani, secondo Kurz, sta anzitutto nel “loro livello di istruzione, per lo più basso e divergente nei valori fondamentali. Pensiamo con attenzione a questo dato: più della metà dei giovani afghani che già vive in Austria, per esempio, appoggia la violenza nel caso in cui la propria religione venga oltraggiata. Dunque, quando si dice che non siamo solidali, questo non è vero. Ci stiamo concentrando sul sostegno ai Paesi vicini all’Afghanistan, per fornire protezione e assistenza agli afghani nella regione. I drammatici sviluppi a Kabul hanno colto tutti di sorpresa. Ora dobbiamo esercitare una pressione massiccia sui taleban, affinché continuino a rispettare i diritti delle donne e i diritti umani. I progressi fatti negli ultimi 20 anni non devono essere annullati. La Ue può e vuole esercitare pressione insieme ai suoi partner internazionali. Inoltre, dovrebbe concentrarsi a dare sostegno agli Stati confinanti, perché si prendano cura dei rifugiati e della lotta contro il terrorismo islamico, specialmente l’Isis-K”.

Il cancelliere austriaco Kurz: “Basta con l’immigrazione illegale”

Per il cancelliere austriaco, “è ormai chiaro a tutti i governi europei che l’immigrazione illegale deve essere combattuta e le frontiere esterne dell’Europa devono essere rese sicure. Non dobbiamo ripetere in nessun modo gli errori del 2015: l’ingresso illimitato. Anche perché le condizioni rispetto ad allora sono cambiate in varie parti del mondo. Noi portiamo avanti questa linea da anni, ma ormai molti altri Stati la vedono come noi. Anche Paesi governati dai socialdemocratici come la Svezia e la Danimarca stanno perseguendo una politica migratoria restrittiva. Perché non ci siano più flussi come sei anni fa, dobbiamo rompere il modello di business dei contrabbandieri di esseri umani, fermare i migranti irregolari alle frontiere esterne e riportarli nei loro Paesi d’origine o in Paesi terzi sicuri”.

Sull’ipotesi della creazione di una difesa comune europea, Kurz afferma che “l’Austria è un piccolo Paese neutrale nel cuore dell’Europa, ma partecipiamo alla politica estera e di sicurezza dell’Unione, ai progetti di difesa Psdc e Pesc, che devono essere ulteriormente implementati. Diamo anche un contributo sproporzionato alle missioni di pace, per esempio nei Balcani occidentali, in Mali o in Libano. Invece, la proposta del candidato cancelliere in Germania, Armin Laschet, di una Fbi europea merita un esame attento: gli attacchi terroristici islamici in Europa negli ultimi anni, a Berlino, Parigi, Nizza o Vienna, hanno dimostrato chiaramente che l’Europa deve collaborare ancora di più nella lotta contro il terrorismo islamico”.

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