Lisa Comes (FdI): «A Roma è saltato tutto. Con Michetti rilanceremo la città, partendo dal lavoro»
Il suo pallino è il rilanciare il tessuto produttivo e lavorativo della città, perché da persona che ha maturato esperienze sia in grandi aziende sia come imprenditrice ha «sbattuto il muso contro un sistema che sembra quasi che voglia dissuadere le persone dal fare impresa o far venire l’esaurimento nervoso a chi la fa». Ma Lisa Comes, candidata per FdI al Comune di Roma, ha una visione molto precisa della Capitale. O, meglio, di come dovrebbe essere dalle periferie, dove «vivono degli eroi, perché sopravvivere in periferia è eroico», ai quartieri considerati “bene” e ugualmente sopraffatti dall’incuria. «È mancata la gestione ordinaria, è saltato tutto», commenta Comes, spiegando di aver deciso di candidarsi con FdI perché ci sono «persone che hanno davvero l’intenzione di dare un contributo serio a riportare Roma e il Paese a posti in cui tutti, e non solo alcuni, possono vivere meglio».
Qual è il primo passo da fare per rilanciare l’impresa a Roma?
Aiutare chi vuole farla. Abbiamo una burocrazia folle, un sistema ottuso, lento, contraddittorio, spesso totalmente fermo. Bisogna semplificare, semplificare, semplificare. Ho deciso di candidarmi dopo una chiacchierata con Enrico Michetti, che parla questa lingua e che, da avvocato amministrativista, ha tutte le competenze per riuscirci. Vanno riviste le regole di un blocco di potere nella pubblica amministrazione che va sciolto. Serve una burocrazia intelligente, in linea con quello che succede nella altre grandi Capitali.
Che significa «consentire a tutti di vivere meglio»?
Per esempio che in questa città, come nel Paese del resto, non ci possono più essere zone franche. I cittadini per bene, tanto in periferia quanto nei quartieri meno popolari, devono affrontare ogni giorno difficoltà inaudite per l’abbandono da parte delle istituzioni. Abbiamo fatto diventare eroi vip e personaggi patinati, ma gli eroi veri stanno nelle periferie. Sono le persone che sopravvivono nelle periferie. Le sto girando moltissimo: i servizi sono inesistenti, la sporcizia è ovunque, molti hanno paura di uscire di casa perché ci sono zone in mano a extracomunitari che sfuggono a ogni controllo. Le periferie romane sono la porta dell’inferno. Poi però, magari, se lasci la macchina leggermente fuori posto ti inseguono quattro vigili o se nella tua attività uno scalino eccede di un centimetro l’altezza prevista fioccano multe salatissime.
Attenzione che così le diranno che vuole favorire l’illegalità…
Lo può dire solo chi vuole far finta di non capire. È evidente che il senso è un altro: non possiamo pensare di avere una pubblica amministrazione che si accanisce sempre contro i cittadini per bene e poi non fa la sua parte per assicurare il minimo di decoro e sicurezza necessari. Guardi, penso ai rifiuti. Io riconosco che alcuni romani non si comportano come dovrebbero, ma vogliamo davvero dire che la situazione di Roma è colpa degli “zozzoni”? A Roma in questi anni sono stati mortificati anche l’impegno e la buona volontà di quei cittadini che si sono rimboccati le maniche per fare la propria parte e supplire alle mancanze dell’amministrazione e io l’ho vissuto direttamente.
Racconti.
Ero alla guida di un comitato di quartiere, eravamo riusciti a farci assegnare l’adozione di un parchetto frequentato da anziani e bambini, con l’autofinanziamento pagavamo un ragazzo che lo puliva regolarmente. Poi c’è stata la necessità di intervenire su alcuni pini, solo due andavano tagliati, gli altri potati. Risultato: 15 pini tagliati, resti lasciati lì e parco chiuso per due anni. Quando siamo riusciti a farlo riaprire, ho pensato che fosse una pazzia. Ormai siamo di fronte alla totale carenza dell’amministrazione nella gestione dell’ordinario.
Lei ha definito “follia” anche alcune piste ciclabili…
Certo, non vedo altro modo per definirle. Non capisco come si possa pensare di piazzare una ciclabile nel bel mezzo della Pineta Sacchetti, che già di suo è trafficatissima e in più porta a un ospedale importante come il Gemelli. Io personalmente ho visto un’ambulanza rimanere ferma per un minuto e 40 secondi sempre nello stesso punto, perché con la ciclabile le macchine non possono più spostarsi per far passare i mezzi di soccorso. Un minuto e 40 è un’eternità, e un’eternità fatale se il paziente è colpito da una patologia tempodipendente, ovvero per la quale la tempestività dell’intervento medico fa la differenza tra la vita e la morte, come infarti, ictus, aneurismi, alcuni traumi da incidente. Una pazzia.
Perché pensa si sia arrivati a questo punto?
Certamente sono mancate le competenze, ma non c’è solo questo. In passato sono andata a seguire alcuni consigli municipali, guardavo i consiglieri e mi domandavo chi fossero, chi li avesse mai visti in giro per i quartieri della zona. Intanto la chiusura dei negozi diventava una moria, che contribuiva ad aumentare il declino sociale, perché negozi aperti significano lavoro e le insegne illuminate aiutano a mantenere la sicurezza. In compenso, sono aumentati i topi e i cinghiali. Ecco, vorrei chiudere con una battuta: tra qualche mese mi auguro di ricominciare a incontrare sotto casa i gattini e non più cinghiali da 150 chili lasciati liberi di arrivare in piena città e ingrassati grazie ai nostri rifiuti ipercalorici abbandonati nelle strade per giorni.