Lo studio israeliano: “Con la terza dose giù contagi e casi gravi”. Gli scienziati italiani: “Dati confortanti”

20 Set 2021 14:20 - di Laura Ferrari
terza dose

“I dati israeliani” sulla terza dose di vaccino anti-Covid “ci dicono che è importante realizzare questa rivaccinazione, in particolare per i fragili e gli esposti”. Così all’Adnkronos Salute il virologo Fabrizio Pregliasco, docente dell’università Statale di Milano, commentando lo studio israeliano pubblicato sul New England Journal of Medicine dal quale emerge come con una terza dose Pfizer porterebbe l’efficacia del vaccino a circa il 95% di protezione anche rispetto alla variante Delta.

Pregliasco e Vaia d’accordo: “Dati confortanti”

“Vedremo poi come procede la stagione invernale – aggiunge Pregliasco – per comprendere meglio cosa fare in termini di strategia complessiva per tutta la popolazione e se accontentarci”. Ma “c’è da distinguere – chiarisce il virologo – per ora sugli immunodepressi stiamo facendo la terza dose perché invece che 2 ne devono fare 3, e la terza come minimo a 28 giorni dalla seconda, per gli altri si tratta di un richiamo dai 6 mesi in poi”.

“I dati di Israele” sulla dose aggiuntiva di vaccino anti-Covid “sono confortanti, sarebbe in effetti una dose addizionale che potenzia la nostra capacità immunogenica, ovvero di produrre anticorpi. È evidente che l’atto che ha fatto il governo, che condividiamo, è estremamente prudenziale. La storia del Covid ha dimostrato che le popolazioni più fragili sono state attaccate in modo drammatico dal virus. Quindi è giusto e opportuno, in modo prudenziale, difenderli con una dose addizionale” di vaccino. Così il direttore dell’Inmi Spallanzani di Roma, Francesco Vaia.

Con la terza dose di vaccino, tasso di malattia calato quasi del 20 per cento

I casi di contagio e di malattia grave calano “sostanzialmente” con la terza dose Pfizer. Lo sottolinea uno studio pubblicato sul New England Journal of Medicine, sulla base dei dati del ministero della salute israeliano. Il tasso di infezione, rileva, almeno 12 giorni dopo il ‘booster’, è inferiore di “11,3 volte” rispetto alle due dosi mentre “il tasso di malattia grave è inferiore di 19,5” volte.

Lo studio riguarda 1,13 milioni di over 60 che dal 30 luglio al 31 agosto avevano completato l’immunizzazione 5 mesi prima. Tutti divisi in due gruppi. Quelli che hanno ricevuto la terza dose e quelli che ne hanno ricevute due.

Ad Adnkronos Salute interviene anche Claudio Mastroianni, direttore del Dipartimento di Malattie infettive del Policlinico Umberto I di Roma. “Cominciano ad infettarsi anche soggetti vaccinati. Ma non sviluppano una malattia grave. I dati da Israele potrebbero dirci se la terza dose è in grado anche di bloccare la trasmissione del virus, e questo potrebbe essere molto d’aiuto per evitare la “tempesta perfetta” che potrebbe generarsi con l’arrivo dell’influenza stagionale e la permanenza del Covid”.

 

 

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