“Marianna Madia ha copiato la tesi”. Il tribunale conferma lo scoop del Fatto e condanna l’ex ministro Pd
Marianna Madia ha perso la causa civile contro il Fatto Quotidiano relativa alla sua tesi “copiata”. Oltre a rigettare la domanda, il giudice del tribunale di Roma ha condannato l’ex ministro della Pubblica amministrazione al risarcimento delle spese nella misura di 6.183 euro «per compensi, oltre spese generali ed accessori come per legge». Ne dà notizia oggi il giornale di Marco Travaglio, che alla tesi dell’esponente dem aveva dedicato numerosi articoli.
Gli articoli del 2017 di Laura Margottini e Stefano Feltri riferivano di una sostanziale copia incolla da parte di Marianna Madia di parte della sua tesi di dottorato in Economia del Lavoro con la quale aveva conseguito nel 2008 (quando era già deputato Pd) il titolo presso la Scuola Imt di Lucca. Altra accusa è stata anche la sua mancata presenza presso l’Università olandese di Tilburg per svolgere un esperimento riportato nella medesima tesi di laurea, tale da determinare la contestazione circa la paternità dell’esperimento stesso.
Marianna Madia e quel vizietto del copia e incolla
Marianna Madia aveva deciso di citare il Fatto per diffamazione. E invece il Tribunale «non solo conferma che la notizia non era falsa, ma dà atto a Margottini e Feltri di aver scritto il vero».
Laura Margottini si è «premurata di acquisire il parere di un esperto in materia di plagio nel settore accademico (Gerhard Dannemann, componente del VroniPlag, ‘il gruppo di accademici che ha analizzato le tesi di dottorato di decine di politici e professori tedeschi’), il cui scambio di email è allegato in atti e il cui parere è riportato nel brano in esame».
Nel 2017 in una serie di articoli apparsi su Il Fatto Quotidiano sosteneva che la Madia avesse effettuato una serie di plagi nella sua tesi di dottorato e nelle sue pubblicazioni. La parlamentare Pd rispose a queste accuse di aver “omesso di aprire le virgolette su qualche frase, dopo aver citato l’autore poche righe sopra o poche righe sotto” e che “gli autori e le fonti utilizzati sono citati in bibliografia; tra l’altro, queste presunte imprecisioni sarebbero rinvenute in una minima parte del testo, in particolare in quella più propriamente ricognitiva della letteratura scientifica, altro che “interi blocchi”.
Oggi la sentenza del tribunale di Roma che conferma il “copia e incolla” di gran parte di quella tesi.