Milano, africani assaltano il centro sociale Macao. Antagonisti sotto choc. E chiamano la polizia

27 Set 2021 12:08 - di Viola Longo
macao milano

È finita con un assalto da parte di un gruppo di magrebini l’inaugurazione di una mostra antirazzista al centro sociale occupato Macao di Milano. La vicenda si è conclusa con l’intervento della polizia, chiamata dagli antagonisti per far “sgomberare” gli africani che erano rimasti asserragliati nella struttura dopo che i “legittimi” occupanti abusivi se l’erano data a gambe. La vicenda, com’è facile immaginare, sta suscitando una certa ilarità in rete, dove si parla diffusamente di cortocircuito. I diretti interessati, poi, sembrano stentare a riprendersi dallo choc, tanto che hanno pubblicato un lungo post su Facebook in cui hanno citato solo alla fine e solo fugacemente la vicenda, producendosi invece in una lunga disanima sulle condizioni di degrado del quartiere, alimentate dalle… occupazioni abusive sorte intorno alla loro.

Il centro sociale antirazzista assaltato degli africani

I fatti sono questi. Giovedì sera gli antagonisti del Macao erano intenti a festeggiare l’inaugurazione della mostra dell’artista Marvin Gabriele Nwachukwu, sensibilissimo alle tematiche antirazziste. Si presenta uno di quei vicini che ora vengono riconosciuti come molesti, un magrebino. Gli antagonisti lo allontanano e pensano che sia finita lì. Invece quello torna insieme a quattro amici. La banda è armata di spranghe e coltelli e gli antagonisti capiscono la malaparata. Scappano e fanno scappare tutti i presenti, mentre i magrebini restano all’interno della palazzina Liberty dell’ex Macello di viale Molise. Alla fine i compagni antirazzisti chiamano la polizia per farla “sgomberare” dagli stranieri.

Antagonisti sotto choc: il comunicato del Macao

All’inizio la notizia passa un po’ in sordina: la dà solo Il Giorno. Piano piano però inizia a circolare sui social ed è un tripudio di faccine che si sbellicano dalle risate. Così il Macao, che sulla vicenda era rimasto silente per giorni, si vede costretto a dire la sua. E la toppa è peggio del buco. Gli antagonisti pubblicano un lungo post nel quale si domandano «Che succede a Macao?». Il riferimento ai fatti di giovedì è riassunto, verso la fine, in tre righe su circa 50 di messaggio, senza alcun riferimento alla matrice dell’evento: «La comunità di Macao ha subìto un grosso attacco durante un evento pubblico, faticando ad assicurare l’incolumità di tutte le persone presenti». Tutto il resto è una imbarazzata, quanto funambolica disanima sul degrado del quartiere, tra generici «aumento di violenza» e «significativo peggioramento delle condizioni igieniche di tutta l’area».

Il centro sociale se la prende con le occupazioni abusive

Il passaggio clou è quello in cui gli antagonisti denunciano che, a causa dell’«abbandono delle istituzioni», «il vuoto che si è andato creando, frutto delle recenti decisioni di politica urbana, ha fatto sì che persone in difficoltà, fragili e completamente abbandonate dalle istituzioni trovassero nelle palazzine intorno a Macao una dimora per “uscire” dalla strada. Nel corso dell’ultimo anno, si è così formata una grossa occupazione abitativa che comprende famiglie, minori non accompagnati, lavoratorз in povertà, ma anche tanta violenza».

Guai a parlare di immigrazione, meglio pensare alla shwa

Insomma, gli antagonisti puntano l’indice contro le occupazioni abusive intorno alla loro, sostenendo che «quello che succede a Macao è ciò che sta succedendo in tutto il quartiere di Calvairate: abbandono e disprezzo. In tutta l’area cresce un forte disagio, esasperato da due anni di pandemia che hanno visto l’aumento della povertà e dell’indebitamento personale e famigliare». Nessun accenno, invece, alla questione dell’immigrazione incontrollata, che sta dietro quel degrado e quella violenza di cui lo stesso Macao ha fatto le spese, lanciando ora, per la prossima settimana, «una due giorni di confronto, attività e dibattito» con «il quartiere e la città per capire come superare questa situazione e come garantire più vivibilità per tuttз sul territorio». Rigorosamente con la shwa, che non sia mai si perdessero di vista i “veri” problemi che attanagliano i cittadini.

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