Montanari, il rettore invasato: «Non solo non mi dimetto, ma il mio impegno antifascista crescerà»
Tomaso Montanari non lascia, ma raddoppia. È questo il senso dell’intervista da lui rilasciata al settimanale Left, dopo aver concionato per giorni dalle colonne del Fatto Quotidiano, della Stampa e del Manifesto. Spesso cambiando versione, ma sempre tenendo alto il vessillo della retorica antifascista intesa come lavacro di ogni bestialità, si trattasse del negazionismo sulle foibe o della confusione sul numero dei morti italiani per mano titina sul nostro confine orientale. Oggi, però – lo riconosciamo -, si è superato. Nessuna paura: non è intenzione di chi scrive torturare il lettore con i virgolettati del falsario anti-falsificazioni. Uno, tuttavia, merita menzione. Questo: «Non solo non mi dimetto (da rettore dell’Università per Stranieri di Siena, ndr) ma il mio impegno da antifascista crescerà in questo sestennio».
Così Montanari al settimanale Left
Montanari forse non lo sa, ma prima di lui fu Alberto Sordi nel film Una vita difficile a immaginare l’antifascismo come passe-partout per un titolo accademico. Ma diversamente dal Prof fiorentino, con scarsa fortuna. Interpretava un giornalista partigiano tornato per necessità familiari ai suoi studi di ingegneria, a guerra abbondantemente finita. Nonostante sia arrugginito da 12 anni di assenza dai libri, tenta di dare un esame. Un disastro. Quando si accorge che la bocciatura è ormai inevitabile, cala la disperata carta della politica: «Ho fatto la Resistenza e ho seguito le lotte contadine». I tre professori non abboccano e lo congedano senza troppi giri di parole: «In questa sede le lotte contadine e la Resistenza non c’entrano». E siamo al punto. Meglio i docenti del film (tutte canaglie nere?) o il Montanari della realtà. Meglio per la scuola, s’intende. Già, quali garanzie di serietà e di imparzialità può mai dare un docente a tal punto invasato di retorica e di ideologia da elevare il proprio «impegno antifascista» a stella polare del proprio ruolo di rettore?
Ideologia fa rima con cialtroneria
È un problema serio per chi – da discente o da docente – metterà piede in quell’università. Sì, certo, si obietterà che la scuola è cambiata e bla bla bla. Ma non la sua finalità: tra i suoi banchi si va per imparare mentre chi sta in cattedra lavora per assecondare tale obiettivo. Tutti il resto è fumisteria ideologica, paroloni senza costrutto, dietro i quali si cela spesso l’improvvisazione se non proprio la cialtroneria. Del resto, se a destra come a sinistra si sprecano le geremiadi sul livello di istruzione dei nostri giovani qualche ragione dovrà pur esserci. Non sappiamo quanto inconsapevolmente, oggi Montanari ce ne ha fornito una: nella scuola che ha in mente lui conta molto più essere antifascisti che essere preparati. Il partigiano Alberto Sordi lui l’avrebbe fatto diventare ingegnere per esclusivi meriti politici. Per questo, solo per questo, non può fare il rettore.