Morisi, parla il romeno: “Mi ha distrutto la vita”. Sgarbi: “Lo scandalo è la barbarie di certo giornalismo”

29 Set 2021 20:56 - di Carlo Marini
Sgarbi, caso Morisi

«Del caso Morisi non deve suscitare scandalo la debolezza di una persona che riconosce di aver sbagliato (e alla quale, come ha detto Salvini, va tesa una mano). Ma la barbarie di certo giornalismo che maciulla le persone e trascina le vite private nella lotta politica». A scriverlo su Twitter è Vittorio Sgarbi, intervenendo così sulla vicenda legata alla droga che ha coinvolto l’ex social media manager della Lega Luca Morisi.

Il legale: “La condotta del mio assistito non ha rilevanza penale”

Sul fronte dell’inchiesta del caso Morisi, l’avvocato dell’ex spin doctor di Salvini, Fabio Pinelli, conferma di aver già manifestato all’Autorità Giudiziaria la piena disponibilità del suo assistito a chiarire tutti gli aspetti della vicenda. Il legale ha ribadito la piena convinzione della irrilevanza penale della condotta di Morisi, il quale non ha mai posseduto il flacone contenente il liquido oggetto di accertamenti.

L’avvocato precisa, inoltre, che allo stato non risulta coinvolto alcun “quarto uomo”. Anzi, dagli atti nella legittima disponibilità della difesa risulta sottoposta a indagine solo una ulteriore persona oltre a Morisi. L’avvocato Pinelli ritiene di non dover aggiungere altro, se non l’auspicio che il tutto possa essere trattato per quello che è. E cioè un fatto che attiene alla vita privata dell’interessato.

A “Repubblica” parla l’escort romeno

“Quella notte mi ha distrutto la vita, la droga dello stupro l’ho avuta da lui”. Sul sito di Repubblica spunta la testimonianza di uno dei presunti partecipanti al festino in casa di Luca Morisi, lo scorso agosto, l’ex social manager della Lega, finito indagato per una presunta cessione di sostanze stupefacenti. Il quotidiano online rilancia il racconto del ventenne romeno nel frattempo rientrato in patria: “Eravamo – si legge nell’articolo – in tre nella cascina, con me anche un mio amico connazionale, siamo stati contattati via web”.

Poi il giovane ammette: “Sono un modello ma per necessità mi prostituisco. Il compenso era di 4 mila euro per una giornata, rivelando che durante il festino “a un certo punto mi sono sentito molto male a causa delle sostanze assunte, sono scappato dall’abitazione e ho chiamato io i carabinieri”.

Il segretario di Arcigay: “Gli indignati del caso Morisi biechi moralisti”

Su Facebook interviene anche Gabriele Piazzoni, segretario generale di Arcigay. Al di là della questione della droga, «nel racconto della vicenda di Morisi sono altre le condotte che stimolano il dibattito tra i più. Il fatto che assumesse lui stesso stupefacenti, che avesse rapporti con persone del suo stesso sesso, che queste persone fossero sexworker, cioè si facessero pagare per quelle prestazioni. Nessuna di queste condotte nel nostro Paese costituisce reato. L’indignazione che esse generano è l’esito di un moralismo bieco tutto italiano che il signor Morisi – va detto – ha stimolato e sostenuto fortemente. Ben gli sta, verrebbe da concludere. Attenzione però che nel combattere la Bestia non si diventi bestie anche noi».

«Cito il caso di Morisi, perché è il più recente e forse anche il più clamoroso. Ma credo che questo ragionamento vada esteso a molti altri casi che spesso occupano spazi importanti nelle cronache dei giornali», conclude Piazzoni.

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