Mottarone, indagato per sequestro il nonno di Eitan. E Israele si sfila: non siamo competenti

13 Set 2021 17:42 - di Paolo Lami
Eitan

È indagato dalla Procura di Pavia per sequestro di persona aggravatoShmuel Peleg, nonno di Eitan, unico sopravvissuto alla tragedia del Mottarone, che ha prelevato il bimbo dalla casa della zia – tutrice del piccolo – e lo ha poi rapito  portandolo in Israele con un volo privato partito dalla Svizzera.

Fin da subito la Procura di Pavia aveva aperto un fascicolo per sequestro di persona. E ora il nonno risulta iscritto nel registro degli indagati per sequestro di persona aggravato dalla minore età della vittima, cioè il nipote. Che era stato temporaneamente affidato alla zia, la sorella del papà di Eitan morto, assieme alla moglie, figlia di Shmuel Peleg, e all’altro figlio, nel disastro del Mottarone.

Sabato sera Eitan avrebbe dovuto essere riportato da Shmuel Peleg nella casa della zia, alle porte di Pavia, ma, invece, il nonno lo ha sottratto e portato in Israele con un volo privato partito probabilmente da Lugano.

Questo perché il nonno ancora non aveva provveduto a consegnare al giudice, come richiesto, il passaporto del piccolo Eitan. Ed ha quindi potuto imbarcare il bimbo in aeroporto.

Secondo Or Nirko, lo zio di Eitan che si trova in Italia, anche Etti Peleg, la nonna materna di Eitan Biran, ed ex-moglie di Shmuel Peleg, è stata coinvolta nel rapimento del bambino ed era in Italia.

“Sostiene di essere rientrata in aereo in Israele il giorno prima, in modo da non essere coinvolta nel reato”, ha detto Nirko, che è il marito di Aya Biran, affidataria in Italia del bambino, all’emittente israeliana 103FM.

Eitan era tornato sereno, la scorsa settimana era contento di frequentare la prescuola. Era molto felice di stare con i suoi amici. La scuola cattolica che oggi doveva frequentare l’avevano scelta i genitori e sentire dal nonno e dalla zia che è stato portato via per ricevere un’altra istruzione lascia allibiti – dice all’Adnkronos il sindaco di Pavia Fabrizio Fracassi. – Eitan è stato affidato alla zia, che è un medico e gli è stata vicina da subito, non aveva più gli incubi di notte e si stava riprendendo completamente”, aggiunge. “Farò tutto il possibile per riportarlo a casa. E giusto che Eitan mantenga le radici, ma lui appena nato è venuto a Pavia e cresciuto vicino alla zia” ora sua tutrice.

“Stiamo facendo il possibile perché Eitan torni a casa. Ci stiamo muovendo tutti, anche io in prima persona, per smuovere qualsiasi persona, per riportarlo presto a casa e farlo andare a scuola”, rivela Fracassi.

“Per noi non è stato un bel fine settimana: Eitan è stato adottato da tutti. Appena rientrerà a Pavia gli consegnerò i tanti regali che continuano ad arrivare da tutta Italia dal giorno dopo la tragedia del Mottarone“, conclude il primo cittadino.

I legali italiani del nonno che ha rapito Eitan cercano di ridimensionare la vicenda sostenendo che Shmuel Peleg ha portato il piccolo in Israele “dopo aver tentato invano per mesi di poter portare la voce della famiglia materna nel procedimento civile di nomina del tutore. Dopo essere stato estromesso dagli atti e dalle udienze e preoccupato dalle condizioni di salute del nipotino, ha agito d’impulso“.

“Le azioni di prepotenza sono sempre sbagliate però mettiamoci nei panni di un signore che in terra straniera perde 5 familiari tragicamente, al quale i medici non parlano e gli avvocati dicono che il procedimento civile di tutela di Eitan è stato fatto in modo sommario”, dicono i legali Sara Carsaniga, Paolo Polizzi e Paolo Sevesi che assistono Shmuel Peleg. –

“Noi ci impegneremo perché vengano riconosciuti i diritti della famiglia materna, dopodiché confidiamo che Shmuel ritorni ad avere fiducia nelle istituzioni Italiane e ci impegneremo in tal senso”.

Gli avvocati quindi si dicono “fiduciosi che, una volta ripristinata la correttezza del contraddittorio nei vari procedimenti civili, e ottenute rassicurazioni dai medici israeliani, potrà tornare a discutersi del suo affidamento nelle sedi opportune“.

La vicenda, al momento, però, sta prendendo una piega non rassicurante per il povero Eitan.

Le autorità israeliane, anziché assicurare la collaborazione all’autorita giudiziaria italiana, prendono le distanze dalla vicenda del piccolo Eitan, smentendo, inoltre, la ricostruzione dell’emittente Channel 12, secondo la quale il ministero degli Esteri e quello della Giustizia avevano espresso il parere legale che il bambino venisse riportato in Italia e restituito al tutore legale. Cioè la zia.

Il Jerusalem Post, riferisce, invece, che entrambi i ministeri negano la circostanza. Un portavoce del ministero degli Esteri ha riferito al Jerusalem Post che, pur essendo le autorità israeliane informate della vicenda, il caso non riveste aspetti diplomatici o politici e quindi non rientra tra le loro competenze.

La risposta appare, insomma, come una sorta di pietra tombale sulla vicenda da parte di Israele.

E non può non tornare alla mente la vicenda di un altro rapimento celebre e al contempo drammatico che gli israeliani fecero a Roma infischiandosene tanto delle leggi italiane quanto di quelle internazionali: il sequestro del tecnico nucleare Mordechai Vananu rapito a Roma nel 1986, portato in Israele, processato, condannato a 18 anni di carcere e rinchiuso in una cella in condizioni degradanti e disumane – la luce accesa 24 ore al giorno – solo per aver svelato che Israele stava violando le leggi internazionali e si stava segretamente dotando di armi nucleari.

“Non so quale sarà la decisione, ma Israele rispetta sempre le leggi internazionali. E’ quello che posso dire”, assicura ad Aki-Adnkronos International l’ex-ambasciatore d’Israele in Italia, Avi Pazner, a proposito dell’attivazione della Convenzione dell’Aja del 1980, sul caso del piccolo Eitan, che prevede – nei casi di sottrazione internazionale – di assicurare il ritorno del minore presso il suo tutore legale e il Paese di residenza, la zia residente in Italia, quindi.

Israele fa sempre bene a rispettare la legge internazionale. Non sono un esperto e non voglio esprimere opinioni personali”, avverte, tuttavia, Pazner.

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