Obbligo di vaccino e terza dose: doppio “sì” di Draghi. Cabina di regia per il “Green pass”
Mai un Mario Draghi così attento attento a bilanciare pesi e contrappesi. Una conferenza stampa da politico accorto, tutto ago e filo per rattoppare gli strappi, vistosi, che evidenzia la sua maggioranza. E così che sdogana la cabina di regia sull’estensione del Green Pass («ci sarà di sicuro») invocata un minuto prima da Salvini. Ed è così che lascia alla ministra Lamorgese («volentieri, se lei vorrà») l’ultima parola sull’incontro a tre richiesto dal leader leghista per dare un giro di vite all’immigrazione.
Draghi: «Sulla tenuta del governo non vedo disastri»
Sopire e troncare. È il motivo per cui Draghi evita di avventurarsi nelle dialettiche interne ai partiti («meglio la Lega di Giorgetti o di Borghi? Il capo è Salvini»). Insomma, il governo di unità nazionale è un vulcano che ribolle di contraddizioni, ultimatum e veti incrociati tra le forze che lo compongono, ma lui assicura di non scorgere «alcun disastro» all’orizzonte. Certo, concede, «sarebbe auspicabile una maggiore disciplina», ma – avverte – «il governo sta in piedi finché lo vuole il Parlamento, a ciascuno il suo mestiere». Una mezza sfida ad Enrico Letta, che non vuole la Lega nel governo, a staccare la spina. O, in alternativa, a non cercare di strumentalizzare polemicamente ogni sospiro di Salvini.
Obbligo vaccinale: si attendono Ema ed Aifa
Ma la necessità di tenere in asse la sua variopinta maggioranza non ha impedito a Draghi di sfoderare un piglio più decisionista su questioni fondamentali. A cominciare dalla possibilità di introdurre l’obbligo vaccinale e poi sulla terza dose per i soggetti più fragili. «Rispondo due volte sì», ha scandito il premier, ovviamente subordinando la prima decisione a se e quando Ema e Aifa (rispettivamente le Agenzie del farmaco europea ed italiana) dichiareranno farmaci ordinari gli attuali vaccini. Sono gli unici acuti della conferenza stampa. Un “sì”, quello del premier, preceduto da una dura reprimenda ai no-vax: «Da loro attacchi odiosi».
«Il Quirinale? Offensivo per Mattarella pensarci»
Il resto è mediazione: tra il ministro Orlando e Confindustria sulle delocalizzazioni («norma complessa»), così come sulle politiche attive del lavoro. Una materia, quest’ultima, che incrocia pericolosamente il reddito di cittadinanza. E rivendicazione: «L’economia va bene». In politica estera stigmatizza la «povertà» della Ue sulla mancata accoglienza dei rifugiati afghani: «Siamo accomunati da tanti ideali, poi alcuni Paesi dicono “no”. Ma come si fa?». Elogi agli apparati della nostra difesa per il ponte aereo che ha portato in Italia 5000 afghani nostri collaboratori. «Riceveranno lo status di rifugiati», ha assicurato Draghi. Infine, il Quirinale. “Ci sta pensando?”, gli chiedono. Ma è una domanda che trova «un po’ offensiva, anche nei confronti del presidente della Repubblica. In ogni caso – ha concluso – non mi preoccupo per il mio futuro».