Da Hollywood con furore buonista: Richard Gere in aula contro Salvini. E lui chiama Checco Zalone

27 Set 2021 10:26 - di Giulia Melodia
Richard Gere Salvini Open Arms

Colpo di scena nel processo Open Arms. O meglio, coupe de theatre: letteralmente. Richard Gere testimonierà contro Matteo Salvini nel processo Open Arms il 23 ottobre a Palermo. Il processo nel quale l’ex ministro dell’Interno è accusato di sequestro di persona e rifiuto di atti d’ufficio per aver negato lo sbarco immediato alla nave della Ong spagnola. Al quale, contrariamente alle controparti, Salvini risponderà – come ha annunciato lui stesso – chiamando in Aula «tutti i membri del governo. Vorrei sentire: Conte, Di Maio e Toninelli per capire se dormivano. Oppure se capivano cosa firmavano e cosa stava succedendo».

Open Arms, Richard Gere chiamato in Aula nel processo a Salvini

A rivelarlo è lo stesso leader della Lega che, opportunamente sorpreso, ha commentato ironico-polemicamente la novità processuale. Tanto che, prima di molte altre osservazioni sul caso, ha rilevato: «Se l’accusa chiama” il divo di Pretty Woman e American Gigolò a testimoniare, noi chiamiamo Checco Zalone e Lino Banfi», ha replicato sarcastico il numero uno del Carroccio. Che poi, per riportare la questione a quello che è – una situazione grottesca – aggiunge anche: «Gli chiederò l’autografo per portarlo alla mia mamma»…

Salvini a processo per la Open Arms: svolta hollywoodiana o semplice farsa buonista?

La svolta hollywoodiana del processo Open Arms la dice lunga. Il mondo degli integralisti dell’accoglienza coatta estende il suo universo buonista oltreoceano. E arruola tra i suoi commilitoni vip la stella americana, convertita al credo dem e alla crociata delle Ong per le quali, e Il Tempo lo ricorda, quando l’attore, nell’agosto del 2019 salì a bordo dell’imbarcazione “spagnola” che era in attesa di far sbarcare i migranti, spese «parole di miele per gli  “angeli” della ong». E altrettante parole di fiele l’allora ministro dell’Interno.

Richard Gere e quell’incursione “coreografata” dell’agosto 2019

Ma tant’è: probabilmente la risposta ai dubbi sollevati da Salvini circa questa strana testimonianza in agenda per il processo – «lo conosco come attore, ma non capisco che tipo di lezione possa venire a dare a me. Alle italiane e agli italiani, sulle nostre regole. E le nostre leggi» ha detto il numero uno del Carroccio – sta proprio in quella incursione assai coreografa. Quando, nell’agosto 2019, Richard Gere nella doppia veste di attore statunitense e di attivista buonista, si prodigò nel dispensare cibo, acqua e appelli umanitari.

«Quanti milioni di euro di denaro pubblico costerà questo cinema di processo a carico di Matteo Salvini»

Un caso, e la sua ultima “suggestiva” novità,, di cui Salvini ha parlato a più riprese nelle ultime ore in giro per le piazze italiane per questo scorcio di campagna elettorale. Specie durante un comizio a Cortona (Arezzo), durante il quale il leader leghista ha sottolineato: «La domanda che faccio sorridendo, ma mica tanto, è quanti milioni di euro di denaro pubblico costerà questo cinema di processo a carico di Matteo Salvini». Sottolineando l’ovvio: «Se qualcuno pensa di trasformare il processo in uno spettacolo. E vuole vedersi Richard Gere, va al cinema. Non in tribunale», ha infatti aggiunto a stretto giro l’ex titolare del Viminale.

«Una cosa che non sarebbe possibile in nessun altro Paese»…

Che poi, sempre più incredulo, ha rimarcato il farsesco della situazione, dicendo: «Ma vi rendete conto? Uno che ha fatto il ministro dell’Interno. Che ha fatto il suo lavoro bloccando l’immigrazione clandestina perché ne ha le palle piene di scippatori e spacciatori, va a processo per aver fatto il suo dovere. Vorrà dire che quel giorno almeno gli chiederò un autografo»… Anche se, conclude Salvini a margine di un appuntamento elettorale ad Assisi. E a questo punto più indignato che ironico per la chiamata in causa dell’attore Usa: «Una cosa che non sarebbe possibile in nessun altro Paese». Non serve davvero aggiungere altro…

 

 

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