Passa per la sconfitta della Raggi il piano segreto di Conte per archiviare l’era del “Vaffa”
Che cosa resta del Vaffa dei tempi eroici? Poco o nulla. Del resto a Giuseppe Conte manca il fisico per rinnovarne i fasti. Troppo azzimato e troppo schiacciato sulla sua pochette a tre punte per poterlo fare. E come lui, il sempre pettinato Luigi Di Maio. Decisamente più funzionali all’obiettivo risulterebbero Ale Di Battista e Paola Taverna. Loro sì che saprebbero restituire a quel che resta della base dei meet up il sogno del ritorno alle origini. Di tutto questo Conte ha fin troppa consapevolezza. Prova ne sia il lungo braccio di ferro che prima dell’estate lo ha opposto a Beppe Grillo nella definizione dello statuto. Con tigna da giurista ha preteso anche di ingabbiarvi usi, costumi e persino il linguaggio del popolo pentastellato.
Conte vuole normalizzare il M5S
L’obiettivo è allestire una forza – i nuovi 5Stelle – assai diversa dagli antichi grillini. Manca solo un trauma ad accelerare la metamorfosi in direzione della normalizzazione del MoVimento. E niente meglio di una sonora batosta elettorale può funzionare in questo casi da detonatore. Conte ha già annusato l’aria e subito messo le mani avanti: «Alle amministrative il M5S ha sempre avuto difficoltà, ha poco radicamento sul territorio storicamente risultati molto modesti». Mica vero: nel 2016 vinsero a Roma e a Torino, e prima ancora a Parma e a Livorno, non proprio pizza e fichi. E furono proprio quesi successi amministrativi a spianare la strada verso il trionfo del 2018.
L’obiettivo è l’alleanza stabile con il Pd
Non c’è dunque un’impossibilità a vincere localmente. Semplicemente, è cominciato il viaggio di ritorno. Che sempre – come cantava Claudio Lolli – suscita una «tristezza incredibile». Di questo viaggio Conte oggi è il consapevole autista. Puntare sulla sconfitta elettorale a Roma e a Torino incassando, in compenso, vittorie a Napoli e a Bologna dove corre in alleanza con il Pd, gli faciliterebbe il compito di archiviare definitivamente la fase infantile dei 5Stelle. Sempre che riesca a portarsi dietro la dote elettorale che fa gola a Letta. Diversamente, sarebbero quelle tra Pd e M5S ad essere ricordate – queste sì – come le nozze coi fichi secchi».