Per Don Francesco Spagnesi, il prete tutto orge e cocaina, arrivano le scuse del vescovo ai fedeli
“Vi chiedo perdono per non avervi protetto a sufficienza. Sono consapevole che la vostra sofferenza è grandissima e il danno morale che avete subito, più ancora di quello materiale, è incommensurabile. Qui c’era un abisso, di fronte al quale non si può provare che dolore e raccapriccio per l’abbandono di ogni riferimento valoriale alla dignità della persona, tanto più grave perché a finire nel fondo di quell’abisso è stato, purtroppo, un ministro di Cristo”. Lo ha detto il vescovo di Prato, monsignore Giovanni Nerbini, questa mattina nella chiesa dell’Annunciazione alla Castellina, dopo l’arresto nei giorni scorsi dell’ex parroco di don Francesco Spagnesi, 40 anni, per spaccio e importazione di sostanze stupefacenti utilizzati in festini hard con il suo compagno.
Don Francesco Spagnesi e quel vizio delle orge e della cocaina
“Ho voluto essere presente qui oggi con voi per condividere insieme il difficilissimo momento che la nostra Chiesa attraversa e la vostra comunità parrocchiale sente come una bruciante ferita sulla propria pelle, nella vostra anima, come del resto, vi garantisco è nella mia – ha spiegato il vescovo durante l’omelia nella chiesa gremita – Sono venuto con il cuore in mano per ascoltare la vostra sofferenza, il vostro dolore, la vostra indignazione: sono la mia sofferenza, il mio dolore, la mia indignazione”.
Il vescovo ha confessato: “Ho lottato per non perdere don Francesco Spagnesi, per non lasciarlo andare a fondo. Ho sbagliato? Credo di avere fatto molti errori. Di questi, sono qui, fra voi, a chiedere scusa. Non mi sono reso conto certamente dell’abisso in cui don Francesco era precipitato, inimmaginabile nei terribili aspetti in cui è venuto alla luce in questi giorni. Ma ancora oggi, conosciuta tutta la storia, Io continuo a soffrire, a sperare ed a pregare per lui. Cercherò di fare quel poco, pochissimo, che ormai è in mio potere fare per aiutarlo ancora. Spero che un giorno, col cuore in mano, lui possa domandare perdono, non a me ma a voi e sarebbe un grande passo”.
In attesa di questo, ha aggiunto il vescovo, “so bene quanto grave sia – sotto il profilo della giustizia divina ma anche di quella umana -ciò per cui don Francesco è accusato. Come Diocesi non possiamo fare altro che rimetterci – come ho subito affermato – alle indagini dell’autorità giudiziaria, a cui chiedo di fare piena luce sulla vicenda e di fare presto. Ribadisco anche in questo momento la piena collaborazione con la Magistratura, peraltro avviata già prima del clamore della notizia”.
Il riscatto promesso da Monsignor Nerbini
Monsignor Nerbini ha poi annunciato: “Dobbiamo intraprendere fin da subito un cammino di redenzione e di riscatto su molteplici piani. Uno dei primi atti compete soprattutto a me e consiste nell’accertamento puntuale del danno economico che la parrocchia ha subito, per quanto questo sarà possibile. È già in corso una dettagliata verifica e nei prossimi giorni tutto il materiale raccolto verrà presentato al sostituto procuratore che si occupa del caso con cui, ripeto, stiamo doverosamente collaborando già da tempo”.
La Diocesi, d’intesa con la parrocchia, si impegna fin d’ora – sulla base degli esiti di questa verifica – “a mettere a disposizione dei poveri della nostra città una somma di denaro congrua a riparare quanto estorto a tante persone, della Castellina e di altre zone della città” dal sacerdote arrestato.
Il vescovo ha annunciato anche che sarà necessario l’arrivo di un nuovo parroco per “ritrovare una vita comunitaria capace di far sentire a tutti l’esperienza autentica che in essa si fa del Signore”. “Mi preme richiamare un’altra esigenza, indicare un’altra prospettiva. Questa vicenda terribile chiama tutti noi, consacrati e laici insieme, a riflettere con serietà e urgenza anche sul ruolo dei parroci e dei sacerdoti tutti: sulle loro potenzialità, sulle loro difficoltà, sulle loro solitudini, su come stare loro vicini – ha concluso mons. Nerbini – E sulla costruzione di una Chiesa che chiama tutti noi, nessuno escluso, non solo ad annunciare ma anche a testimoniare una buona novella di cui c’è, nel mondo, grande bisogno”.