Pnrr, l’allarme della Corte dei Conti sulle frodi: Rischio? No, certezza
La Corte dei Conti lancia l’allarme sulle truffe che saranno messe in atto con i fondi del Pnrr. Un rischio? No, una certezza dice al ‘Sole 24 Ore‘ Angelo Canale, procuratore generale della Corte dei Conti. Che spiega così il motivo per cui sia già stato siglato un accordo, preventivo, con la Procura europea.
I fondi del Piano nazionale di ripresa e resilienza fanno gola a molti. E c’è chi sta già apparecchiando la tavola a cui sedersi con forchetta e coltello.
Più che rischio di frodi sui fondi Pnrr, ”direi che c’è la certezza – avverte il procuratore generale della Corte dei Conti. – È quindi necessario che il livello di attenzione di tutti gli organi dello Stato deputati a contrastare il malaffare, nella fase di attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza, sia alto”.
“Anche le Procure della Corte dei Conti devono farsi trovare preparate, perché, come ho detto altre volte, ‘non un euro deve essere sprecato”’.
Da questo punto di vista, “l’accordo di lavoro siglato con la Procura europea ”rientra in una azione strategica che oggi, con il Regolamento europeo 241 del febbraio 2021, che disciplina il cosiddetto Recovery Fund, assume un rilievo ancora maggiore”.
”È pertanto naturale che la neo istituita Procura penale europea abbia guardato con interesse ad un rapporto sinergico anche con la magistratura contabile inquirente – dice Canale. – Ne sono personalmente soddisfatto”.
Il problema, semmai, nasce altrove. Due gli aspetti preoccupanti: organico e normativo.
Alla domanda se ci siano le risorse sia umane sia tecnologiche per fronteggiare le frodi, il procuratore mette in guardia su un aspetto: ””La Corte dei conti, nel suo complesso, quindi anche gli uffici del pm contabile, è sotto organico. Dovremmo essere in totale 625 ma siamo, al momento, 449 magistrati. Invece, le dotazioni tecnologiche sono sufficientemente adeguate. Sinceramente mi preoccupa altro”.
”Mi preoccupa il profilo normativo, con la recente riduzione del perimetro della responsabilità amministrativa motivata con la necessità di contrastare la cosiddetta ‘paura della firma‘ – aggiunge Canale. – Questa scelta, tra l’altro, ha comportato un disallineamento tra la normativa europea, che persegue condotte dannose dei funzionari Ue anche nei casi di colpa grave, e la nostra recente normativa, che invece esclude per le condotte attive proprio la colpa grave, almeno fino al 2023”.