Repubblica si rimangia l’assunzione del “fascista” Magliaro e dimentica i trascorsi di Scalfari nei Guf
Discriminato in base al cognome. E’ accaduto al giornalista Fernando Magliaro, la cui esemplare vicenda è stata raccontata ieri sul quotidiano Libero. In pratica Magliaro, oltre a essere un esperto di cronaca di Roma, è anche figlio di Massimo Magliaro, già capo dell’ufficio stampa di Giorgio Almirante. Questa la ragione per cui Repubblica, dopo avergli assicurato l’assunzione, ha cambiato idea nel giro di poche ore. Tutta colpa di quella genealogia sospetta, macchiata di “fascismo” insomma.
Fernando Magliaro si era dimesso dal quotidiano Il Tempo
Pochi giorni fa – racconta Libero – “Magliaro si era dimesso dal quotidiano per cui lavorava da quattordici anni, Il Tempo, con tanto di saluti di rito via Twitter. Per dire quanto era sicuro del suo futuro prossimo. Che si chiama, o meglio si chiamava, Repubblica, con cui aveva un pre-accordo. A fine agosto gli viene comunicato che il vicedirettore Carlo Bonini ha confermato l’ingaggio e avrebbe a breve firmato il contratto di collaborazione, per prendere servizio l’1 settembre. Al momento fatidico, gli viene però annunciato che la collaborazione è stata bellamente stracciata dal direttore responsabile Maurizio Molinari“.
E allora Scalfari che era valente fascista da giovane?
E’ d’obbligo a questo punto rammentare che il fondatore di Repubblica, Eugenio Scalfari, scriveva su “Roma fascista” e militava nei Guf (Giovani universitari fascisti). Non solo: quattro anni fa Micromega pubblicava un breve testo dello studioso Dario Borso. Si scopriva così che Scalfari iniziò il suo impegno giornalistico fascista ben prima di quanto si è finora creduto: non nella seconda metà del 1942, su Roma fascista. Ma – con maggiore coerenza mussoliniana e assoluta fedeltà alla «battaglia spirituale» del Duce – molti mesi prima, con una serie di articoli (che erano spariti, e ora ritrovati) su Gioventù italica e Conquiste d’Impero.