Salvini nega le divisioni nella Lega: «Lo dicono da 30 anni». Ma i numeri della fiducia parlano chiaro
«Chi si aspetta divisioni dovrà aspettare altri 30 anni». Matteo Salvini tenta di tenere a bada le analisi sulla spaccatura interna alla Lega, tra ala governista e ala più intransigente. L’impresa però si mostra ogni giorno più ardua, soprattutto in una giornata come questa nella quale a pesare non ci sono solo dichiarazioni, voci di corridoio e segnali più o meno espliciti, ma i numeri. Il conto politico delle divergenze interne al Carroccio lo ha presentato ieri il voto alla Camera sulla fiducia al secondo decreto Green pass: il 40% dei leghisti non ha votato.
Il 40% dei deputati della Lega dà forfait alla fiducia
Il voto è passato con 413 sì, 48 no e un astenuto. I deputati leghisti sono 132, quelli che hanno votato solo 80. A conti fatti, un pelo più del 60% si è attenuto alla linea del governo o, per leggerla in altro modo, pressoché il 40% non l’ha appoggiata. Per avere un metro di paragone il Pd ha garantito il 92% delle presenze.
Una giornata ad alta tensione
Il voto è arrivato al termine di una giornata in cui i mal di pancia interni al Carroccio hanno trovato sfogo nell’addio dell’eurodeputata Francesca Donato, attestata su posizioni particolarmente ostili alle politiche di contrasto della pandemia adottate dal governo, Green pass in testa. «Ormai prevale la linea Giorgetti», ha lamentato la parlamentare Ue lasciando il Carroccio. Salvini anche in questo caso ha dissimulato: «Chi va via lo ringrazio, lo saluto e tanti auguri», ha detto, mentre Massimiliano Fedriga ribadiva la linea del rigore avvertendo che «nella Lega non c’è posto per i no vax». Una presa di posizione che da molti è stata letta come un segnale (anche) interno.
Salvini nega le divisioni nella Lega
«Sono trent’anni che ne dicono di tutti i colori sulla Lega. Se aspettano una Lega divisa devono aspettare i prossimi trent’anni», ha detto stamattina Salvini, ospite di TeleLombardia. «Un partito che raccoglie la fiducia di milioni di italiani, che ha mille sindaci e governa 14 regioni per fortuna in democrazia ha sensibilità diverse, ma su alcuni temi fondamentali, il no a nuove tasse, la conferma di Quota 100 e l’aumento delle pensioni di invalidità, siamo tutti d’accordo», ha proseguito, aggiungendo che «noi siamo al fianco di Draghi», dicendosi fiducioso che il premier rappresenti un argine «alla voglia di tasse della sinistra e del M5S».
Sul Green pass «gli anni diranno chi aveva ragione»
«Sulla storia del Green pass esteso o meno – ha poi aggiunto il segretario del Carroccio – saranno gli anni a dire chi aveva ragione. Noi stiamo garantendo come Lega il diritto al vaccino per chi lo vuole e il diritto alla studio, alla mobilità e al lavoro a tutti quelli che hanno fatto un’altra scelta. Una posizione di equilibrio, con i tamponi a basso costo».
Dunque, anche dalle parole di oggi emerge un tentativo di riposizionamento su altri temi, rispetto a quelli così scivolosi della pandemia su cui ad oggi quelli si gioca la partita. Anche gli altri argomenti, riforma del catasto in testa, però, rischiano di creare più qualche difficoltà alla Lega, che ora più che mai appare stretta nell’abbraccio mortale di un governo che finora l’ha costretta a decisi ripensamenti. Con tutto ciò che ne sta seguendo.