Scuola, è già caos quarantena. Presidi sul piede di guerra: «Serve una direttiva nazionale chiara»
A due settimane dal ritorno in classe, è caos nella scuola italiana per la gestione della quarantena di ragazzi e bambini. E i presidi si ribellano, chiedendo che una direttiva nazionale chiara, che uniformi le procedure alle quali finora hanno dovuto mettere mano le Regioni. Con differenze notevoli tra un territorio e l’altro.
Nella scuola italiana è caos quarantena
Un assaggio di quella che ha definito «la babele delle regole» lo ha dato Repubblica: in Veneto finisce a casa solo il contagiato; in Emilia Romagna anche i compagni di banco; nelle scuole Toscane tutta la classe. C’è poi il tema di quanto debba durare la quarantena, anche questo foriero di disordine e incertezze, mentre nella scuola italiana ci sono già 15mila studenti in Dad.
Isolamento più breve per i vaccinati, ma la privacy…
A fare la differenza è lo stato vaccinale: secondo una circolare di agosto del ministero della Salute, chi è vaccinato, pur se contatto stretto, deve rimanere in quarantena per una settimana; chi non ha ricevuto il siero 10 giorni; chi poi rifiuta il tampone i canonici 14 giorni che si adottavano per le quarantene già lo scorso anno. In queste differenze, già di per sé complicate da gestire, si inserisce poi un altro problema: la privacy. Il garante ha detto a chiare lettere che i professori non possono fare domande ai ragazzi per sapere se abbiano ricevuto o no il vaccino. Il punto è però che anche i presidi si trovano in difficoltà.
Lo sfogo della preside: «Nei ministeri non hanno idea»
«È tutta una contraddizione in termini. Nei ministeri non hanno idea della complessità del mondo della scuola. Mandano circolari incuranti delle complicanze che la norma più banale può innescare», si è sfogata con l’Adnkronos Amanda Ferrario, dirigente scolastica dell’Istituto tecnico economico Enrico Tosi di Busto Arsizio, in provincia di Varese. Ricordando la circolare di agosto e il pronunciamento del Garante, la dirigente ha sottolineato che «con questa procedura la privacy degli studenti al rientro della quarantena è violata. Ma per me gli studenti sono tutti uguali: dunque la quarantena termina al decimo giorno per tutti». Anche questa scelta però ha i suoi contraccolpi. I genitori dei ragazzi vaccinati, infatti, premono per comunicare lo stato vaccinale, rivendicando «il diritto a 3 giorni in meno di isolamento». «Ma io – ha sottolineato la preside – non posso ricevere dati sensibili. Glielo dico, non voglio saperlo, ma premono per far rientrare i ragazzi a scuola e mi comunicano il dato che rispedisco al mittente».
Il ruolo delle Asl in carenza di personale
Anche il presidente dell’Associazione nazionale presidi del Lazio, Mario Rusconi, ha denunciato che «è il caos», mentre è stato il leader nazionale della categoria, Antonello Giannelli, a chiarire che l’idea di non mettere in quarantena l’intera classe sarebbe anche «ragionevole», ma nei fatti si dimostra non praticabile perché «le Asl non hanno personale sufficiente per il contact tracing. Si sta replicando inesorabilmente – ha concluso – il meccanismo dell’anno scorso». D’accordo anche i sindacati: «Serve uniformità nella gestione delle quarantene – ha avvertito Roberta Fanfarillo della Flc Cgil – le scuole così si destabilizzano».