Scuola, lo “sfregio” di Bianchi alla Azzolina: «I banchi a rotelle? Una cartolina del passato»
«Una cartolina del passato». No, Patrizio Bianchi non parlava del pino (abbattuto) della collina di Posillipo tra i cui rami si intravedeva la schiena dello “Sterminator Vesevo“. Più prosaicamente (e perfidamente) il ministro dell’Istruzione ce l’aveva con i «banchi a rotelle» ostinatamente imposti da Lucia Azzolina quando sedeva lei sulla poltrona del dicastero di Viale Trastevere. Tra i due, assicura il Corriere della Sera, non corre buon sangue, sebbene fosse stata propria la grillina a cooptarlo tra i suoi consiglieri. Tutta colpa di un rapporto sul futuro della scuola redatto da Bianchi, ma non gradito della Azzolina, che infatti non lo pubblicò.
Tra il ministro e la grillina c’è un’antica ruggine
La ruggine pregressa cancella ogni dubbio sul fatto che Bianchi abbia pronunciato quelle parole per fare uno sfregio postumo a chi l’ha preceduto. Comunque sia, così l’ha decrittato la Azzolina, scattata come un pugile suonato alla lettura delle dichiarazioni del suo successore. «Tutti sanno bene cosa è stato fatto l’anno scorso – ha replicato -. Non devo certo rispondere al ministro, gli consiglierei semmai un po’ di prudenza». Ma da quell’orecchio Bianchi non ci sente e rincara la dose: «È stata sbagliata l’idea che si potesse usare uno strumento solo per una situazione così complessa». Tutto finito? Macché. Tanto più che la reazione della Azzolina aveva già scatenato l’inferno e come un sol uomo i grillini si erano lanciati all’assalto del ministro.
Dalla Azzolina una reazione da pugile suonato
Persino un mite come il collega di governo Stefano Patuanelli non ha resistito al richiamo della foresta. Ma almeno lui l’ha buttata in politica. «Credo – ha detto – che Bianchi commetta un errore a inseguire alcune forze politiche sul campo del populismo e delle informazioni sbagliate». Somiglia un po’ alla favola del bue che dà del cornuto all’asino, ma pazienza… Sono 5Stelle e perciò terrorizzati dalla loro manifesta inadeguatezza. Dallo Spelacchio della Raggi alla «millenaria democrazia francese» (Di Maio), al «Pinochet venezuelano» (ancora tu) e al netto delle promesse fatte e puntualmente disattese, sono riusciti a realizzare una galleria di errori, orrori e abiure a tempo di record. Ora, ad arredarla, sono arrivati anche i banchi a rotelle («patrimonio dell’Italia») della fu ministra Azzolina. E il brutto è che in fondo ancora non si vede la luce.