Social in rivolta, Porro rilancia l’ivermectina e le cure oltre i vaccini: “Lotta al Covid? Una guerra di religione”
In un momento in cui nel centro del mirino di non vax e scettici finiscono i vaccini, Nicola Porro rilancia il dibattito sulla centralità della ricerca in materia di cure anti-Covid. Il giornalista non è certo nuovo a assumere posizioni nette e non sempre in linea con il comune pensare dell’opinione pubblica. Specie se si tratta di virus e pandemia. Del resto, da cronista e da ex paziente, ha sviluppato convinzioni personali che non esita ad argomentare via social e in tv. L’ultima convinzione di cui si è fatto promotore sul web, però, lo ha messo al centro di una bufera polemica che lo ha fatto balzare in tendenza su Twitter, costringendolo a una serie di interventi e repliche che rilanciano e infiammano il dibattito. Spunto e fulcro della discussione: un articolo in cui il giornalista cita l‘ivermectina, un farmaco che, secondo diversi scienziati, sarebbe utile nella cura contro il Covid.
Bufera su Porro che rilancia l’ivermectina e il concetto di cura oltre i vaccini
Così, forse anche per porre un argine alla febbrile disputa digitale, Nicola Porro risponde anche attraverso l’Adnkronos a dubbi e sollecitazione degli utenti sul web. E dichiara: «Siamo di fronte ad una nuova religione sanitaria, che come tutte le religioni ha i suoi sacerdoti e i suoi dogmi. Ma la scienza non è una religione: il metodo scientifico è un metodo che procede per tentativi, errori e correzioni, e su una malattia nuova come il Covid deve essere aperta a sperimentare tutte le cure possibili. E non solo i vaccini». Quindi aggiunge: «Io non sono un medico. E non sono uno scienziato. Mi affido al 100% a quello che mi dicono i dottori – sottolinea Porro –. Motivo per il quale mi sono vaccinato convintamente nonostante abbia preso il Covid».
Covid, Porro: «La scienza deve essere aperta a tutte le possibilità di cura»
«Detto questo – prosegue Porro – penso che la scienza, soprattutto su una malattia nuova come questa, possa e debba sperimentare di tutto, sia i vaccini che le cure. Non capisco perché non si debba poter fare». «Il mio – specifica il giornalista e conduttore di Quarta Repubblica su Rete 4 – è un atteggiamento di metodo: così come mi affido agli scienziati che mi dicono di fidarmi dei vaccini. Mi affido anche a chi offre delle cure. Penso che la scienza debba essere aperta a tutte le possibilità di cura».
Porro, io, attaccato perché do voce a chi parla di cure: ormai vige una “religione sanitaria”
Possibilità di discutere di metodo. Di cura e non solo di vaccini. Una neccessità che Porro rivendica come approccio alla discussione e rispetto agli attacchi ricevuti nelle ultime ore. A proposito dei quali osserva: «Oltre all’estremismo talvolta violento dei no vax, che non è giustificabile, c’è anche l’estremismo verbalmente violento di quelli che, in maniera fideistica, credono solo al vaccino – ribatte e argomenta Porro –. Proprio come il socialismo e lo statalismo non tolleravano il mercato. Qui ci troviamo di fronte ad una guerra di religione, non una guerra fra scienziati. Con i termini della religione. Ho sentito gente che parla di Bava Beccaris, ma stiamo veramente calmi tutti», chiosa Porro. Intanto, però, sui social è guerra...