“Sono sempre stato anticomunista”: rileggendo Ceronetti. L’allergia a tutti i conformismi
“Un albergo del malessere del fastidio e dell’insonnia. Qua e là, sempre più dell’ansia e della paura. Ma ha il fascino dei Grandi Alberghi declassati con le lapidi che ricordano gli Imperatori e i musici e dei musici. E poi è il mio”. Il passaggio riportato è da “Albergo Italia”, testo di Guido Ceronetti. Considerazioni, acute e dall’amaro retrogusto.Maturate viaggiando nella penisola nel corso degli anni “80 del secolo appena trascorso. Poeta, scrittore, traduttore, marionettista. Appartenente a quella pattuglia di indomabili visionari, che ristorano gli aneliti culturali e intellettuali, di coloro i quali non si adagiano sui conformismi alla “tutto va ben Madama la Marchesa”.
Irregolare e ribelle
Irregolari. Ribelli, alla malsana melassa di superficialità prodotta dalla contemporaneità. In poche frasi riportate dallo scritto dell’autore torinese, città dove ebbe i natali il 24 agosto 1927, con “quattro pennellate”, evidenzia il rapporto profondo, intenso e contrastato che il poliedrico personaggio aveva con la sua Patria. L’erudizione di Ceronetti, era veramente considerevole, spaziava dal mondo delle traduzioni di testi sapienziali dall’antico ebraico, quali quelli del Libro di Giobbe, quello di Isaia, intervenendo con le sue capacità, su testi anche dilingua latina. Marziale, Catullo, Giovenale e Orazio, ad esempio. Le sue prese di posizione, erano ispirate da convincimenti assolutamente alternativi a quelli correnti.
I suoi orizzonti mentali, e la sua sensibilità da sapiente senza macchia e senza paura, lo portavano in rotta di collisione frontale con i “benpensanti” di ogni risma. “… ogni avanzamento della Tecnica provoca trambusti catastrofici che dovrebbero gelarci il cuore se non fosse diventato insensibile”. Affermazioni del genere, negli apparati culturali di “sistema”, echeggiavano come bestemmie. Da qui a “bollare”, Ceronetti come Antimoderno, reazionario e chi più ne ha più ne metta fu gioco da ragazzi. Etichette che non lo scalfivano, delle quali, anzi, andava fiero.
Ceronetti, il merito di averci fatto conoscere Cioran
Tra i meriti di Ceronetti, quello di aver fatto conoscere in Italia i testi di Emile Cioran. “L’apolide metafisico”, sovrano dell’aforisma e del frammento,esponente di quel gruppo di fuoriusciti rumeni stabilitisi a vivere a Parigi. Tra essi ricordiamo il drammaturgo Eugene Ionesco e lo Storico delle religioni Mircea Eliade. Cioran, era definito dallo scrittore torinese “squartatore misericordioso”.La frequentazione di questi percorsi incandescenti, della cultura europea a lui contemporanea, contribuiva a fare di Ceronetti un interlocutore affidabile per la promozione di ventate di cultura non conformista del Vecchio Continente.
Politicamente non si è mai tirato indietro
Politicamente non si tirava certo indietro. Quando era il caso di dover fare dichiarazioni, queste erano nette e inequivocabili: “Sono sempre stato anticomunista”, l’Italia è “…una democrazia strangolata sul nascere da tre poteri con il verme totalitario democristiano, comunista, sindacale”. Una delle più significative traduzioni, che fece, fu quella dall’antico ebraico del “Cantico dei Cantici”. Composizione del IV° secolo a. C. attribuita a Re Salomone. Il traduttore amico di Cioran, rimase assolutamente affascinato da quell’opera, lavorandoci sopra. Della quale ebbe a dire: “Più se ne scruta il testo meno lontani si fanno i piani di realtà diversa ai quali si può accedere dal suo che è mobile sospeso, mai a livello di un piede fermo”. Ceronetti con la moglie Enrica Tedeschi, diede vita nel 1970 al Teatro dei Sensibili. Teatro di marionette casalingo.
L’iniziativa, per alcuni versi singolare, incontrò i favori e l’attenzione di personaggi di rilievo quali Federico Fellini, Eugenio Montale, Guido Piovene e altri. Le rappresentazioni si svolgevano nel tinello di casa Ceronetti ad Albano Laziale. I testi, le marionette, la messa in scena nel suo complesso, era tutto frutto della loro dedizione. “Furori e poesia della Rivoluzione francese” insieme a “Jack lo squartatore” furono spettacoli che attirarono l’attenzione della critica teatrale qualificata. Parte di essa, Franco Cordelli, ad esempio scrisse di avere “rapporti difficili quasi conflittuali” con gli allestimenti del Teatro dei Sensibili. In effetti, si trattava di messe in scena, per certi versi inconsueti. La scelta dei coniugi Ceronetti, di fare un Teatro con le marionette, nasceva su presupposti dotati, di non trascurabili elementi di versatile eccentricità. Molto distanti, da quanto sarebbe più facilmente ipotizzabile, avendo una minima contezza sui promotori di questa vicenda.
Ceronetti: “Mi considero un patriota del Risorgimento”
I Ceronetti, si erano determinati, a intraprendere il percorso per poter adottare un bambino. Iter, che non fu coronato da successo. Ma nelle more della decisione, avevano escogitato l’idea di fare il Teatro delle Marionette, per tenere distante il desiderato adottato da apparecchi, frutto della degenerazione della modernità, quali a loro modo di vedere la televisione. Oggetto, che non avevano la minima intenzione di possedere. Determinazione coerente, quella di Ceronetti. Aderenti, con suoi pronunciamenti affilati dalla intelligenza.Incandescenti di passione contro gli usi e costumi, che gli venivano passati dal “convento della modernità”.
Anche per questo ebbe modo di dichiarare reiteratamente il suo attaccamento alla terra dove era nato. “Mi considero un patriota del Risorgimento anche se non espongo la bandiera: la verità è che bisogna soffrire per l’Italia e con l’Italia anche se si è stranieri”. Un uomo che aveva cimentato sé stesso, quasi come uno sciamano, “Ha il dono di sapere tutto prima di saperlo” disse di lui infatti Goffredo Parise. Aveva l’umiltà fragorosa, di interrogarsi sui percorsi dove i confini delle consapevolezze si fanno più sbiaditi. Incerti. “L’Arte è sempre trascendente anche per chi la pratica. Viene, chissà dall’anima del mondo, da Dio, dagli angeli”. E con il suo fare da viandante negli interrogativi, ci riporta a farci porre domande. Quelle che neanche la Tecnica più sofisticata riesce a far tramontare. Tantomeno a risolvere.