Tutte le figuracce di Virginia Raggi tra le pecore, le capre e le mucche fino alle rondini e al Colosseo
Ogni giorno Virginia Raggi, sulla sua pagina facebook, regale le sue “perle di saggezza”. Fa passare interventi di ordinaria amministrazione come rivoluzioni. Magari dice di aver fatto ritinteggiare un metro e mezzo di strisce pedonali come se fosse una svolta per la Capitale. La Che Guevara de noantri. Le sue figuracce sono diventate storiche, come i suoi annunci. A cominciare da quell’invito tristemente famoso: «Venite a Roma ad ammirare la cupola del Colosseo». Parole che hanno fatto il giro del web trasformandosi in una barzelletta.
Virginia Raggi e i pasticci sul Colosseo
Ma non solo. Nel video ufficiale pubblicato sui suoi social al posto del Colosseo c’era l’Arena di Nimes in Francia. Un errore che non farebbe neanche un bambino delle elementari. Una figuraccia capace di fare ridere il mondo intero.Poi lo scaricabarile sullo staff (prevedibile e inevitabile).
Il bombardamento di San Lorenzo
Le gaffe della Raggi non si contano più. In un altro tweet ha commesso un colossare errore. «Roma è e sarà sempre antifascista. Ho deposto una corona per commemorare il 78° anniversario del bombardamento che nel 1943 colpì San Lorenzo e altri quartieri della città. Un evento drammatico che non dobbiamo dimenticare perché senza memoria non c’è futuro». Non si era resa conto, evidentemente, che il bombardamento su San Lorenzo fu opera degli alleati. Tremila le vittime civili. Erano bombe americane. Forse non l’aveva studiato.
Lo sbaglio persino sulla data
Precedentemente, su Fb, la sindaca aveva ricordato l’anniversario della Liberazione di Roma del 4 giugno, citando però un altro storico evento, sempre il bombardamento di San Lorenzo. Ma era accaduto nel luglio del 1943 e e non a maggio, come lei aveva scritto. Bocciata in Storia, senza alcun dubbio. Per non parlare, poi, della colossale figuraccia per l’errore del nome di Ciampi sulla targa di inaugurazione della piazza intitolata al presidente emerito su Lungotevere Aventino. C’era scritto Azelio invece che Azeglio. Naturalmente ha addossato la colpa agli “altri”.
Virginia Raggi passa da Ovidio alle mucche
Poi ci sono gli scivoloni amministrativi, come l’atto approvato diversi anni fa per promuovere “la tradizione della cucina romanesca”. Un atto di cui nessuno ha sentito più parlare, Nel nulla è finita anche la riabilitazione del poeta Ovidio, nonostante gli annunci. Ma le “uscite alla Raggi” che i romani ricordano sono anche altre. Ad esempio, Per l’idea di utilizzare pecore, capre e mucche per “brucare” l’erba delle ville storiche della Capitale. Oppure l’idea delle rondini per combattere l’invasione delle zanzare. E ancora, l’arruolamento delle mucche contro gli incendi. Ora l’agonia sta per finire.