Usa, il delirio politically correct si abbatte anche sulla Costituzione: “E’ offensiva e prevenuta”
I National Archives Usa avvisano gli utenti che i documenti storici – fra cui la Costituzione – possono contenere un linguaggio potenzialmente offensivo. Siamo all’ennesima follia del politically correct che non si ferma neanche di fronte ai padri fondatori degli Stati Uniti d’America. E’ il contenuto di un declaimer (ossia di un’avvertenza) contenuta nell’agenzia federale preposta a conservare documenti storici e governativi (Nara). Dunque secondo gli standard mainstream che ormai ottenebrano le menti, si avvisano i lettori che la costituzione statunitense del XVIII secolo presenta un “linguaggio potenzialmente offensivo”; non in linea con gli “impegni istituzionali per la diversità, l’equità, l’inclusione e l’accessibilità”.
I National Archives, dal canto suo, s’impegnano inoltre “a lavorare con il personale, le comunità e le istituzioni paritarie” al fine di valutare e “aggiornare le descrizioni dannose”; e “stabilire standard e politiche per prevenire futuri linguaggi dannosi”. Alcuni documenti conclude l’avvertimento, “possono riflettere opinioni e punti di vista obsoleti, prevenuti, offensivi e possibilmente violenti”. Dove andremo di questo passo?
Usa, la clava della cancel culture sulla Costituzione
Signori, stiamo parlando della Costituzione americana. La pretesa di giudicare il passato cone le lenti deformate dell’oggi non inteste solo statue di Colombo, i classici, fiabe, film e piéce teatrali. Non solo il bacio del Principe azzurro, ora anche le costituzioni, secondo il pensiero unico della correttezza politica rishiano grosso. I modelli “inclusivi” stanno diventado misura di tutte le cose in questa follia della cancel culture. Carlo Nicolato su Libero riporta la vicenda bizzarra se non celasse una deriva preoccupante. Comunque la si voglia giudicare si tratta della prima Costituzione mai redatta in una repubblica. Al National Archives and Record Administration dovrebbe esserci gente seria: “Studiosi, archivisti, gente che dovrebbe avere un’idea chiara della storia, che dovrebbe saper distinguere e non usare la clava demolitrice come un talebano qualsiasi”.
“Riferimenti a razze, punti di vista diversi rispetto a quelli attuali”
“I disclaimer sono stati apposti presumibilmente lo scorso anno durante o dopo le proteste per la morte di George Floyd. Nel mare di accuse e autoaccuse su violenza, razzismo, colonialismo, discriminazioni ecc., qualcuno l’estate scorsa tirò fuori anche i documenti sacri americani; considerando che era arrivato il momenti di fare i conti anche con loro”. La polemica contro questa ondata liberal è nata da ambienti repubblicani. In particolare dopo che molti siti hanno iniziato una specie di crociata con programmi del tipo “Le ombre della Costituzione”: in cui si metteva in evidenza come ad esempio la Dichiarazione di Indipendenza contenga «difetti e ipocrisie profondamente radicate»; riferimenti a razze, punti di vista diversi rispetto a quelli attuali riguardo alla sessualità, ai generi, alle relazioni interpersonali. Siamo alla follia.