Vaccino ai bambini, i «sì» e i «no» dei medici: da Vaia a Villani ecco i pareri a confronto
Il dibattito sul vaccino anti-Covid ai bambini continua ad animare e dividere la comunità scientifica italiana. Tra i favorevoli c’è chi avverte che è imprescindibile per stoppare la pandemia e chi che i danni provocati dalla malattia sui bambini possono avere conseguenze a lungo termine. Dal fronte della cautela, nel quale nessuno si dice aprioristicamente contrario, invece, si segnala come il rapporto rischi-benefici sia ancora troppo sbilanciato verso i primi e che i numeri dello studio Pfizer siano troppo esigui per avere un quadro chiaro. Ma c’è anche ci sostiene che la circolazione del virus naturale tra i più piccoli potrebbe giovare all’immunità di gregge. Voci trasversali all’una e all’altra impostazione, comunque, ricordano che bisognerà attendere i risultati degli studi e i pareri delle autorità regolatorie per avere una visione più completa della questione.
Bernasconi sul vaccino ai bambini: «Primum non nocere»
«Sono pediatra da cinquanta e per me i bambini sono la priorità. Ma ogni medico dovrebbe difenderli applicando il principio primum non nocere, cioè per prima cosa non nuocere, non causare danni. Non è retorica, è impegno etico», ha detto Sergio Bernasconi, ordinario di pediatria, già direttore della clinica pediatrica dell’università di Modena e poi di Parma, in un’intervista a La Verità, ricordando l’importanza di valutare prima di tutto il rapporto rischi-benefici. Quando si trattò di valutare i vaccini contro morbillo, poliomelite o difterite «non c’erano dubbi sul vantaggio» del vaccino. «Per il Covid, non ci sono ancora dati chiari su rischi e benefici nei bambini», ha chiarito il medico, per il quale invece certamente vanno vaccinati «i bambini e gli adolescenti immunodepressi o con patologie a rischio».
Vaia: «Mancano evidenze scientifiche inoppugnabili»
Sulla stessa linea anche il direttore sanitario dello Spallanzani, Francesco Vaia. «Non sono contrario in assoluto», ha detto in un’intervista al Fatto Quotidiano, ricordando però che «la malattia sui bambini è rara» e generalmente si risolve in degenze di tre, quattro giorni, con possibilità di contagio bassa. Questo sul tema della loro protezione. Quanto alla protezione di chi vive con loro, i bambini «tendenzialmente ormai dovrebbero stare con genitori vaccinati che li portano a scuola da insegnanti vaccinati». Infine, una questione di metodo.
«Non possiamo andare sempre a rincorrere comunicati stampa delle case farmaceutiche: ne riparleremo, eventualmente – ha detto il direttore dello Spallanzani – quando si pronunceranno le agenzie regolatorie». «Al momento non ci sono evidenze scientifiche inoppugnabili», ha proseguito, aggiungendo che «secondo me non ci sono le condizioni per fare questi vaccini ai bambini, i numeri dei trial sono troppo piccoli».
Biasci: «Per sconfiggere il Covid serve il vaccino ai bambini»
Di tutt’altro parere, invece, Paolo Biasci, presidente della Fimp, il principale sindacato dei pediatri di famiglia, intervistato da Repubblica. Candidando la categoria a somministrare i sieri ai più piccoli, Biasci ha sottolineato che i timori dei genitori sono «un fenomeno normale», ma «noi dovremo essere bravi a spiegare e chiarire». Come? «Diremo loro che bisogna sconfiggere il Covid in tutta la società e per farlo bisogna che siano protetti anche i più piccoli. L’unica strada che abbiamo è il vaccino, sicuro ed efficace. Poi va spiegato che anche i ragazzi e i bambini possono avere problemi a causa della malattia, sia durante che dopo, nel senso di effetti a lungo termine». «È vero, i numeri sono molti più piccoli, ma – ha proseguito – in Italia abbiamo avuto 26 morti di Covid tra i minorenni. Se si fosse trattato di casi di meningite, ci sarebbe stato un grande allarme».