Vaccino ai bimbi, gli esperti: “Serve cautela”. E da Burioni arriva un “chiarimento molto deludente”
L’entusiasmo e la cautela. L’annuncio della Pfizer-Biontech sugli esiti positivi dello studio per la somministrazione del vaccino ai bimbi nella fascia d’età tra i 5 e gli 11 anni ha suscitato reazioni tendenzialmente favorevoli nella comunità scientifica, dove però, accanto alla soddisfazione per questo nuovo nella lotta alla pandemia, si registrano anche inviti alla prudenza. Perché lo studio con cui l’azienda si appresta a chiedere l’autorizzazione all’Ema e alla Fda, rilevano gli scienziati, ha alcune criticità: la prima è il numero esiguo di bambini si cui è stato condotto; la seconda è che la fonte è «il produttore» e ha tutto l’interesse a che si allarghi la platea di potenziali fruitori del siero.
Burioni e quel «chiarimento molto deludente»
L’ambivalenza delle reazioni è ben sintetizzata nel tweet con cui Roberto Burioni ha accolto la notizia. «Buone notizie: Pfizer ha presentato i dati sul vaccino nei bambini 5-12 anni con una dose ridotta, efficacia ed effetti collaterali sembrano sovrapponibili a quanto visto negli adulti (ottima cosa). Cattiva notizia: i dati si riferiscono a uno studio su 2200 bambini. Pochi», ha scritto a caldo il docente all’università Vita-Salute San Raffaele di Milano e divulgatore scientifico attraverso i social e il suo sito MedicalFact. Qualche ora più tardi, poi, Burioni ha diffuso un «chiarimento (molto deludente)», allegando il comunicato della Pfizer sullo studio. «Il trial Pfizer sui bambini 5-12 anni ha misurato sicurezza e risposta anticorpale MA NON LA PROTEZIONE (in maiuscolo nell’originale, ndr). La dimostrazione che il vaccino protegge i più piccoli non c’è».
Crisanti: «Bisogna vedere bene i dati: 2.200 bambini sono pochi»
Secondo quanto riferito dal Fatto quotidiano poi anche il direttore della Microbiologia di Padova, Andrea Crisanti, ha invitato alla cautela. «Bisogna vedere bene i dati prima di toccare i bambini di quell’età, 2.200 sono proprio pochi, ce ne vorrebbero 30-40 mila», sono le parole riportate dal quotidiano, in linea con la prudenza già espressa in passato dal virologo, anche alla luce del fatto che il rischio di malattia grave nei bambini si è dimostrato nel tempo pressoché irrisorio.
Zuccotti: «Il vaccino ai bimbi non è la priorità»
Intervistato da La Verità, poi, il preside della facoltà di medicina e chirurgia della Statale di Milano e responsabile pediatria e pronto soccorso pediatrico dell’ospedale Sacco e dell’ospedale dei bambini Buzzi di Milano, Vincenzo Zuccotti ha chiarito che «vaccinare i bambini non è la priorità, tranne che per le categorie a rischio». «Torniamo alla normalità, per i più piccoli è un imperativo urgente», ha detto il medico, nell’ambito di un ragionamento su come affrontare il rischio contagio a scuola. «Oggi possiamo dire che questa infezione può essere trattata come altre che colpiscono il bambino. Se si infettano è in forma leggera, a bassa carica virale. Non solo, mantenendo in circolazione il virus aiutano a raggiungere l’auspicata immunità di gregge, a rendere endemico il Covid. Quindi teniamo a casa solo il bambino sintomatico, che sta male e torniamo alla normalità pre pandemia», ha affermato, invitando a evitare gli allarmismi.
Bucci: «Servono dati, non il comunicato di un’azienda»
A sottolineare che «i trial su Pfizer ai bambini fanno ben sperare, ma serve cautela» è stato anche il biologo e anche lui divulgatore scientifico Enrico Bucci. «Al netto del prevedibile entusiasmo che una notizia come questa può provocare, è necessario fare alcune considerazioni di buon senso, richiamando alla cautela – che non significa negazione dell’utilità di questo vaccino e della vaccinazione dei bimbi in generale (tutt’altro)», ha scritto in un articolo sul Foglio. L’invito è a non sottovalutare che l’annuncio «giunge direttamente dal produttore» con un comunicato che «non consente un’analisi approfondita». «Dunque benvenuti, dati e trial; ma, prima di accettare un comunicato stampa di un’azienda, come al solito aspettiamo dati consolidati e il parere di chi, per mestiere, deve rassicurarci circa il fatto che le cose stiano effettivamente come le aziende raccontano», ha concluso Bucci, sottolineando l’opportunità di vigilare sui più piccoli e concentrarsi sui genitori ancora non vaccinati.