2 novembre, il Papa celebra al cimitero francese. L’associazione vittime marocchinate: “Siamo esterrefatti”
“Siamo esterrefatti da questa iniziativa del Papa, ci sentiamo offesi da una messa in ricordo dei carnefici di 60mila stupri e omicidi che hanno colpito il nostro Paese, e non solo. La cosa che mi lascia più perplesso è che i soldati delle truppe coloniali marocchine, che agirono sotto l’impulso dell’odio francese, erano quasi tutti di religione islamica”. Emiliano Ciotti, presidente dell’Associazione Nazionale Vittime delle Marocchinate, commenta così all’Adnkronos la decisione di Papa Francesco di celebrare messa al cimitero di guerra francese a Roma il 2 novembre, giornata in cui si commemorano i defunti.
“Il Papa celebra il 2 novembre sulle tombe di carnefici stupratori”
“Ci siamo chiesti, allora, se il Santo Padre conosca quello che è successo in Italia durante la II guerra mondiale – continua – e ci dispiace perché sulla questione delle marocchinate intervenne anche Pio XII, impedendo l’entrata a Roma di queste truppe, a conoscenza dei crimini di cui si erano macchiati. I goumiers hanno ucciso tra l’altro anche dei preti, don Enrico Iannone a Vallecorsa e don Alberto Terilli a Esperia. Invitiamo il Papa a commemorare le vittime, il più piccolo appena 3 anni e il più anziano di 86, e non i carnefici. Non abbiamo mai visto bene, come associazione, nemmeno alcune lapidi che sono all’interno della chiesa dei francesi a Roma, lapidi commemorative che ricordano le gesta eroiche di questi soldati, e invitiamo il Papa a visitare i luoghi dove le truppe francesi hanno commesso la maggior parte dei reati, come nella provincia di Frosinone possono essere Pontecorvo, Castro dei Volsci, Esperia, Ceccano, Vallecorsa o in quella di Latina Roccagorga, Sezze, Priverno e Prossedi”.
“I Goumiers hanno fatto una carneficina”
“Se l’intento fosse stato quello di avere un atteggiamento universale, commemorando i soldati – incalza Ciotti – il Papa allora avrebbe dovuto commemorare anche le vittime, altrimenti il rischio è che si crei un corto circuito anche per i parenti di chi è stato ammazzato. Mio zio aveva 14 anni quando venne violentato e ucciso. E io mi sento tradito dal Papa. Lanciamo al Santo Padre un appello a commemorare, dunque, anche le vittime con una messa, magari tornando nei luoghi dove sono stati commessi delitti oggi dimenticati”.
“E’ una cosa che lascia l’amaro in bocca, specialmente se decisa da un uomo come il Papa, che sicuramente avrà le sue ragioni. Quello che hanno fatto i Goumiers fu una carneficina. Il mio bisnonno aveva 50 anni, 3 figlie di cui mia nonna, quando venne ammazzato a Sezze, a pochi passi da dove tuttora io abito. Tornava dalla caccia imbracciando il fucile ma, intervenuto per cercare di salvare dallo stupro una ragazza, venne raggiunto dai loro proiettili”. Rachele Di Giuli è la nipote di uno dei tanti uomini uccisi dai Goumiers dell’esercito francese in Italia. All’Adnkronos commenta così la scelta del Papa di celebrare messa il 2 novembre al cimitero di guerra francese a Roma, dove sono seppelliti soldati francesi e marocchini.
“Il mio grande rammarico è di non aver saputo prima delle marocchinate – racconta ancora Rachele – mia nonna ha sofferto tantissimo e non ne parlava mai. Io invece non mi stancherò mai di farlo, perché è giusto che si sappia. Questa messa mi ha dato fastidio, almeno ci spieghino il motivo”.