Archeologia: il museo di Amsterdam restituisce alla Sicilia 38 opere d’arte trafugate negli abissi
Con la restituzione di 38 importanti reperti archeologici da parte del direttore dell’Allard Pierson Museum di Amsterdam, Wim Hupperez, alla Soprintendenza del Mare della Regione siciliana si è conclusa questa mattina all’Arsenale della Marina Regia di Palermo una vicenda relativa a beni del patrimonio regionale illecitamente sottratti da un relitto scoperto nel 1957 nel mare delle Eolie. Presenti alla cerimonia di consegna l’assessore regionale dei Beni culturali e dell’Identità siciliana, Alberto Samonà, la soprintendente del mare, Valeria Li Vigni e il comandante del Nucleo Tutela del patrimonio culturale dei carabinieri, maggiore Gianluigi Marmora.
I reperti – ricostruisce l’Adnkronos- tutti provenienti dal sito subacqueo della Secca di Capistello a Lipari, erano esposti nelle sale del Museo olandese quando, in occasione della mostra ‘Mirabilia Maris’, organizzata da un consorzio europeo di musei con capofila la Soprintendenza del mare, sono stati riconosciuti da Sebastiano Tusa come provenienti dai fondali siciliani. Lo stesso che, interessando il Comando carabinieri Tutela del patrimonio culturale, che a sua volta informava la Procura della Repubblica di Barcellona Pozzo di Gotto, dava l’avvio a un’attività d’indagine.
I nostri tesori tornano finalmente a casa
“I nostri tesori tornano finalmente a casa: grazie alla competenza di Sebastiano Tusa e all’intervento del Nucleo Tutela patrimonio culturale dei carabinieri, un prezioso pezzo di storia illecitamente sottratto è rientrato in Sicilia e sarà restituito alla collettività”, ha detto Samonà. “Sono felice di ospitare nella nostra Isola il direttore del Museo di Amsterdam Wim Hupperez – ha aggiunto – con il quale, sono certo, si troveranno ulteriori fruttuose occasioni per condividere esperienze culturali, nella prospettiva di un rapporto proficuo nel nome della cultura. L’importante azione di vigilanza, costantemente effettuata insieme alle forze dell’ordine, ci ha permesso in questi anni di riportare a casa diverse testimonianze del nostro patrimonio culturale. Acquisire i reperti sottratti alla Sicilia, vigilare e attivare scambi proficui con i musei di tutto il mondo, è la strada su cui il governo regionale è costantemente impegnato”.
Il relitto di Capistello, risalente al III secolo a.C., si trova tra i 60 e i 90 metri di profondità. E stato scoperto negli anni 60 ed è uno dei siti più importanti per la storia dell’archeologia subacquea in Sicilia. Furono proprio alcuni sub siciliani a individuarlo oltre cinquant’anni fa, anche se le prime indagini ufficiali furono condotte da un team tedesco qualche anno dopo. Soggetto nel corso degli anni a numerose depredazioni è stato definito il ‘relitto maledetto’ a causa di alcuni incidenti occorsi ai sommozzatori durante le prime esplorazioni.
L’ausilio di mini sommergibili
Il sito, negli anni recenti, è stato sottoposto dalla Soprintendenza del mare a numerose operazioni di controllo e di tutela grazie anche all’ausilio di mini sommergibili e di subacquei altofondalisti. Una consistente esposizione di reperti provenienti dalla Secca si può oggi ammirare al Museo Eoliano di Lipari. “Abbiamo raggiunto l’obiettivo di Sebastiano Tusa – dice la soprintendente del Mare Valeria Li Vigni – di riportare nelle nostre sedi i reperti della Secca di Capistello, che ha fornito innumerevoli e importanti dati sulla documentazione del relitto. Siamo particolarmente grati al direttore dell’Allard Pierson Museum per aver tenuto fede alla promessa fatta a Sebastiano nel 2015”.
La restituzione di oggi è stata definita nel 2020 a seguito di un accordo tra la Direzione del Museo olandese e la Soprintendenza del mare che ha ricondotto a procedura amministrativa quello che avrebbe potuto concludersi come procedimento penale, creando anche nuove opportunità di collaborazione tra il Museo olandese e la Sicilia. Le operazioni di rientro dei reperti in Sicilia sono state coordinate dal Nucleo Tutela del patrimonio culturale di Palermo comandato dal maggiore Gianluigi Marmora che ha assicurato il proprio supporto alla riuscita dell’operazione.