Buttafuoco: Draghi si è buttato a sinistra, e se il centro rinasce deve dire grazie a Forza Nuova…
Pietrangelo Buttafuoco, in un’intervista a La Verità di Maurizio Caverzan, commenta le prospettive future del centrodestra e del governo e annuncia l’uscita del suo nuovo romanzo , Sono cose che passano, in uscita da La nave di Teseo, che “susciterà polemiche e gridolini di sdegno nel bel mondo politicamente corretto”.
Sottolinea che ora è il Pd ad essere egemone nel governo Draghi, mentre prima lo era la Lega. «All’esordio la Lega era il pilastro di Draghi. Giancarlo Giorgetti gli sedeva accanto come un fratello. Ma pure in questo caso, il vantaggio si è capovolto. E lo stesso Draghi ci ha messo del suo». Il premier infatti ha evitato “l’auspicato cambio di passo tenendosi Roberto Speranza, Luciana Lamorgese e perfino il reddito di cittadinanza. Anche l’abbraccio con Maurizio Landini si trasformerà nel suo contrario, sarà Draghi a dover abbracciare Landini. È l’antica regola italiana: nella difficoltà ci si butta a sinistra”.
Sulla competizione Meloni-Salvini sottolinea: “In politica c’è un momento in cui un leader dice: basta, voti non me ne servono più. Il caso di Meloni è particolare perché il successo è suo, non di Fdi. Ricordiamoci che parliamo di granai pieni, non di carestie. Ma il granaio pieno va distribuito, altrimenti marcisce. L’acutezza dell’establishment è stato far tenere il granaio chiuso e marcire il consenso”.
Un’operazione che ha avuto successo anche grazie alla “cagnara antifascista”. “La cagnara sul fascismo ha spaventato il popolino. È stato un gigantesco pizzino per dire: “Voi la coda non la muovete”. Sì, il candidato di Roma era debole, ma il dossieraggio cui si sono prestate autorevoli testate e la quasi totalità dell’informazione tv ha paralizzato i topi di campagna. Senza quella cagnara, a Torino il centrodestra avrebbe vinto. Il grande centro dei moderati lo faranno grazie a Forza nuova che fa il gioco del Pd”.
E alla domanda “perché la cultura è in mano alle élite di sinistra?” risponde infine sconsolato: «Perché purtroppo la Chiesa è stata politicamente complice dei suoi persecutori. Se chiacchieri con un alto prelato non ti parla di Dio, ma dell’etica. Se chiedi al cattolico medio il nome di un filosofo ti cita Norberto Bobbio e non l’unico grande filosofo che abbiamo avuto, Augusto Del Noce. Faccio quest’ esempio apposta, perché avevano le aule confinanti all’università di Torino».