Cacciari zittisce il giornalismo “mainstream”: «Il fascismo? Una farsa che sta solo nelle loro teste»
C’è solo da sperare che a nessuno salti ora in mente di cacciare Cacciari (Massimo). È un rischio tutt’altro che remoto, alla luce della sarabanda emergenzialista in atto. Passi pure per le sue argomentate critiche al Green pass, ma altra cosa è dare praticamente del “rincoglionito” a tre quarti di mainstream intellettuale italiano, incapace di distinguere la farsa dalla tragedia. E farsa, seppur «dolorosa» è – per il barbuto filosofo veneziano – la corsa a catalogare come «fascismo» le gravi tensioni di queste giorni sfociate nell’assalto di Forza Nuova alla sede nazionale della Cgil. «Le condizioni storiche, sociali, culturali di quel caratteristico fenomeno totalitario (…) – scrive Cacciari sulla Stampa – non hanno alcun remoto riscontro nella realtà attuale di nessun Paese». Tradotto, significa che il fascismo è morto e sepolto.
Così Cacciari sulla Stampa
Di più: è un fenomeno consegnato irrimediabilmente alla storia poiché sono irripetibili le cause che ne hanno accompagnato la nascita e il consolidamento. Ma l’atto di accusa di Cacciari nei confronti del culturame nazionale è implacabile. «Se volessimo dirla tutta – aggiunge, infatti -, che ancora esistano ghetti culturali in cui dei giovani si dicano “fascisti” dovrebbe anzitutto farci ragionare sulle straordinarie qualità del nostro sistema formativo e della nostra politica, sull’esemplare funzionamento delle nostre istituzioni. Ma altra “verità di fatto” è che risulta sempre più facile deprecare e accusare che auto-criticarsi e “riformarsi“».
L’avrà letto il direttore Giannini?
Lo scriveva ieri anche il nostro giornale evidenziando il riflesso condizionato che porta le nostre elite intellettuali a rintanarsi nel comodo rifugio del «fascismo eterno» pur di non fare i conti con le sfide della modernità. Il risultato di tanta approssimazione è l’auto-condanna a non capire nulla di quel che ci accade. Proprio come sta accadendo ora di fronte a milioni di cittadini (no-vax, no-Green pass, no-tax e no-tutto), accomunati da un ribellismo del tutto inedito. Ma è solo «fascismo» per il giornalismo mainstream. A cominciare proprio da Massimo Giannini, il direttore della Stampa che solo l’altra sera, ospite a Dimartedì, ne sembrava ubriaco. Chissà se la severa rampogna di Cacciari a quelli come lui l’ha letta prima di pubblicarla.