Caos Forza Italia, Berlusconi stoppa i ministri: «Non so che cosa gli è preso a questi qua»
Il day after di Forza Italia trova un partito lacerato dalle polemiche su un fronte a dir poco insolito: ministri contro il resto del mondo. La resa dei conti sarebbe dovuta scattare ieri con l’elezione del nuovo capogruppo alla Camera. Ma la lettera last minute a firma Silvio Berlusconi ha raffreddato i bollori di quanti avevano richiesto il voto segreto e alla fine tutti hanno acclamato, come da tradizione, Paolo Barelli, nome graditissimo ad Antonio Tajani. Proprio quel che i tre ministri non volevano. Maria Stella Gelmini non ha fatto mancare l’applauso a Barelli, ma non per questo ha rinunciato a urlare tutta la propria frustrazione inveendo contro il nuovo cerchio magico.
Brunetta e Carfagna: «Bene la Gelmini, in FI disagio diffuso»
L’accusa è quella tipica in questi frangenti: Il cerchio tiene in ostaggio il vecchio leader. E gli racconta quello che vuole. «Ci fanno passare per draghiani quando noi siamo in tutto e per tutto berlusconiani», aveva rivendicato d’ira fremente. Poi ha messo nel mirino la linea politica definita «inesistente» e «al traino degli alleati», fino al botto conclusivo: «Non mi riconosco in quest’ultima fase del berlusconismo». Parole mai sentite in Forza Italia. Pronunciate, per altro, fuori sincrono, proprio quando Berlusconi ha ripreso a macinare politica e a riconquistare centralità nella coalizione.
Il ciaone di Tajani, in volo con Berlusconi
Il resto è cronaca di queste ore. La Gelmini ha incassato il plauso e la solidarietà dei suoi colleghi di governo, Brunetta e Carfagna, interpreti (a loro dire) di un «malcontento diffuso», ma si è beccata (con gli altri due) una replica sprezzante del Capo. «Non so cosa gli è preso a questi qua – è sbottato Berlusconi -. Adesso torno indietro io, non succede assolutamente niente, nella maniera più assoluta. Sono veramente sereno al cento per cento». Parole nette, che finiscono per aggiungere un beffardo sapore di ciaone al testo sotto la foto postata da Tajani sui social: «In viaggio con il presidente Berlusconi. Direzione Bruxelles per il summit del Partito popolare europeo». Come a dire: i ministri abbiano, ma la carovana passa.