Cittadinanza onoraria a Bolsonaro, la sinistra attacca la Lega: «Ha lasciato correre il virus»

26 Ott 2021 18:55 - di Valerio Falerni
Bolsonaro

Che si dia una calmata. Ha davvero rotto i timpani questa gentarella di sinistra che si crede il sale della terra mentre è solo la peste del mondo. I suoi moralisteggianti esponenti sono i nipotini imbecilli di Torquemada, incapaci come sono di distinguere una castroneria da un’eresia. Eppure, stanno sempre lì a giudicare, con il ditino accusatore perennemente puntato contro qualcuno. Ora è la volta della sindaca leghista di Anguillara Veneta, Alessandra Buoso, “rea” di aver conferito la cittadinanza onoraria a Jair Bolsonaro, il presidente del Brasile. La motivazione? I suo bisnonni erano emigrati proprio da lì alla volta dell’immenso Paese sudamericano. Quale sindaco non l’avrebbe fatto? Solo uno di quelli irrimediabilmente avvoltolati nei laceri panni di ideologie fallite.

I bisnonni di Bolsonaro erano di Anguillara Veneta

Non stupisce perciò che la sinistra abbia immediatamente alzato il sopracciò in segno di disgusto per «l’obbrobrio istituzionale» consumato in quella città. Anche l’Anpi ha strillato. E chissà che fra i più vecchi fra i compagni partigiani non figuri anche qualcuno che in passato avrà applaudito fino a spellarsi le mani di fronte ai vari “premi Stalin” consegnati a maggior gloria del Grande massacratore. O qualche sincero democratico che più di recente si è distratto quando Emmanuel Macron insigniva della Legion d’Onore il raìs Al Sisi, lo stesso che non vuol spiegare chi e perché ha ucciso Giulio Regeni e che tiene segregato da quasi due anni nelle putride prigioni l’innocente Patrick Zaki. Solo Bolsonaro non va bene.

Ma tappeti rossi per Xi-Jinping

Ha gestito la pandemia in maniera certamente discutibile? È «stragista» come sostiene la sinistra? Può darsi. Ma può anche essere un «canto brasileiro», ingannevole come la pubblicità denunciata nella leggendaria canzone di Mogol-Battisti. Quel che è certo è che non spetta ai cittadini di Anguillara Veneta sindacarne l’operato. Lo faranno i brasiliani quando sarà, e questa è già una bella notizia se solo si considera che nella Cina comunista chi ha denunciato il virus è morto senza esserne infettato. Ma non per questo non abbiamo srotolato il tappeto rosso davanti ai piedi di Xi-Jinping. Al contrario di lui, invece, Bolsonaro lo spediamo nel girone degli indesiderabili prima che ce lo mandino i suoi connazionali. Non è serio. Anzi, a guardar bene è proprio «un canto brasileiro».

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