Colonia dimentica i Re Magi e si inginocchia ai muezzin. Bufera sul richiamo alla preghiera islamica
La Germania si piega ai muezzin. Da Colonia parte il progetto che lascia liberi i muezzin di chiamare a raccolta i fedeli islamici per la preghiera del venerdì pomeriggio. Colonia non è una città qualunque. Qui, secondo la tradizione, riposano le reliquie dei Re Magi dal 1164, anno in cui avvenne la traslazione per volere di Federico Barbarossa dalla Chiesa di Sant’Eustorgio di Milano. Le reliquie furono consegnate all’Arcivescovo di Colonia Rainald von Dassel. Da allora, per scelta dell’imperatore, Colonia divenne la città dei Re Magi, il più importante luogo di pellegrinaggio del territorio tedesco.
«Colonia è la città della libertà (religiosa) e della diversità»
Ma per la borgomastra socialdemocratica (Spd) di Colonia, Henriette Reket permettere la chiamata dei muezzin è un “segno di rispetto”. Come riporta Libero, in un messaggio su Twitter ha scritto: «Colonia è la città della libertà (religiosa) e della diversità. Chiunque arrivi alla stazione centrale dei treni viene accolto dalla cattedrale e accompagnato dalle campane della chiesa. Molti abitanti di Colonia sono musulmani: permettere la chiamata del muezzin è per me un segno di rispetto».
Il progetto pilota durerà due anni
Al progetto pilota, spiega Libero, di due anni potranno aderire su base volontaria i 35 luoghi di culto islamico della città sul Reno. Un progetto che appare già definito. Ogni quartiere dovrà essere informato dalla comunità musulmana tramite un’opera di volantinaggio e la chiamata alla preghiera sarà ammessa solo il venerdì tra le 12 e le 15 per un massimo di cinque minuti; ogni moschea dovrà inoltre nominare una persona di contatto che possa rispondere alle domande o ricevere reclami. Anche il volume del canto del muezzin dovrà essere regolato sulla base dell’ubicazione del luogo di culto nel quartiere.
Bocciato il paragone con il suono delle campane
Un progetto che ha già provocato aspre critiche. «Fra tutte le persone, è una donna a permettere il richiamo del muezzin», come riporta Libero, ha commentato alla Bild la turco-tedesca Necla Kelek, ritenuta un’autorità fra i sociologi dell’Islam in Germania. «Al richiamo Allahu akbar rispondono gli uomini sposati che lasciano le mogli a casa». Per la sociologa il paragone con il suono delle campane delle chiese non sta in piedi perché il richiamo del muezzin «rinvia a un’ideologia, puntellata da slogan religiosi come “Testimonio che non c’è Dio se non Allah” ma anche “Allahu akbar”, un grido da bandire dal nostro vocabolario perché lo stesso usato da terroristi islamici assassini».