Ddl Zan, nel Pd di lutto e di governo è caccia ai “traditori”. Solo la Boldrini insulta la destra
Accuse, recriminazioni, rivendicazioni e persino lacrime. Bisogna risalire alle cadute dei governi Prodi nel 1998 e del 2008 per ritrovare altrettanta mestizia a sinistra. Il tonfo del ddl Zan ha lasciato il segno e scatenato un autentico psicodramma. Reso, se possibile, ancor più grave dalla ricerca di un colpevole da gettare in pasto all’opinione pubblica interna. Già, chi è stato ad approfittare del voto segreto? Quale l’identikit del franco tiratore? Ah saperlo saperlo… Ma è impossibile. C’è chi punta il dito contro i dem di matrice cattolica, che non avrebbero resistito al richiamo del Cupolone, questa volta forte a differenza di quanto accadde con la legge sulle unioni gay varate Renzi consule.
Dem in preda ad una crisi di nervi dopo il “no” al ddl Zan
I nomi sono quelli di Valeria Fedeli e di Valeria Valente. Ma c’è anche chi punta il dito contro i pasdaran come Alessandro Zan, padre del testo sotterrato, o Monica Cirinnà, ostinatamente attestati sulla linea del “tutto o niente“. E niente è stato, con la complicità di Letta che aveva inquadrato male la partita immaginandola win–win, cioè vincente in ogni caso. Un drammatico errore di valutazione già annunciato dall’insolita postura di intransigenza assunta dal Pd, partito in realtà rotto ad ogni compromesso. Non questa volta perché la logica win–win aveva convinto Letta a giocare d’azzardo con la riserva mentale di additare due Matteo, Renzi e Salvini, in caso di affossamento.
L’ex-presidente della Camera: «Retrogradi e omofobi»
Un disastro. Anzi, un boomerang che adesso torna minacciosamente dalle parti di Letta. Non tanto sotto forma di crisi politica quanto di crisi di nervi. La Fedeli ha chiesto dimissioni a caterva, salvo poi piangere nel collegamento telefonico con Un giorno da Pecora, su Radio Rai. Peggio di lei ha fatto solo lo stesso Letta con tweet contro ignoti più simile ad uno sfogo che ad un ragionato pensiero politico. Decisamente più coerente con la storia della sinistra gli insulti indirizzati da Laura Boldrini alla destra, colpevole di non pensarla come lei sul ddl Zan. L’ha definita, nell’ordine «retrograda», «illiberale», «omofoba». Ha dimenticato “fascista“. Prova inoppugnabile che nel Pd i nervi sono saltati davvero.