Elezioni amministrative: le piazze (virtuali) si sono riempite, la speranza è che si riempiano anche le urne
Alla vigilia delle Amministrative si può tracciare un’analisi comunicativa rispetto a quanto siano cambiati i parametri delle campagne elettorali dei nostri leader politici.
C’è un dato incontrovertibile che si stava già delineando, ma che ha trovato la sua chiara manifestazione in questo mese di serrati incontri fra politici ed elettori.
Sono sparite le grandi piazze e si punta su piccoli e sparsi comizi.
Le piccole cittadine, le periferie, i borghi e persino i cortili sono stati i palchi scelti per i comizi elettorali.
Le persone non scendono più in piazza per ascoltare, guardare da vicino il proprio leader oppure per capire chi possa o meno chiarire un’indecisione latente.
Oggi anche i nostri politici devono fare i conti con i social, quel mezzo rapido, veloce, fruibile da tutti, che se da un lato ha rotto quella barriera di distanza fra politica e popolo, ha tolto alle persone quella curiosità che le spingeva ad ascoltare i comizi.
Oggi l’elettore conosce perfettamente la vita del suo leader e di quello che non sente riconoscere come il suo, ma che spia dal buco della serratura dello schermo del telefono, per cogliere tutto ciò che possa fomentarne un tifo contro.
Di un leader, attraverso le proprie pagine social si conoscono le giornate, i gusti culinari, musicali, la scelta della sua vacanza, i figli, fidanzate, le stampe appese al muro di casa, lo stile di arredamento delle proprie abitazioni e tra una foto e l’altra lo slogan che vuole veicolare a chi lo sta guardando e leggendo.
Tutto ciò ha tolto la curiosità, instillando la certezza di sapere già tutto o molto ciò che basta per non ritenere necessario seguirlo con bandiere in mano nelle piazze.
Un cambiamento epocale, figlio dei nostri tempi, la velocità di fruizione di programmi che non invoglia ad approfondimenti vis-à-vis con il leader con cui stringerà o rinnoverà quel patto di fiducia alle urne.
Va riconosciuto a Giorgia Meloni il coraggio di rischiare a presentarsi a Piazza Duomo a Milano, che nonostante questa analisi ha risposto con entusiasmo e partecipazione.
Questa metamorfosi comunicativa, questo vuoto nei comizi, può solo amplificare i punti interrogativi rispetto al risultato elettorale, perché se un tempo le piazze piene erano preludio di successo, e quelle vuote di annunciata sconfitta, oggi è la piazza digitale l’unica realmente attendibile.
I giochi sono aperti e da questa campagna elettorale non si è potuto cogliere granché dalle partecipazioni attive.
Domani però alle urne non si può scappare e ci si augura che la reticenza alla partecipazione di strada, mostrata in questo mese possa essere ribaltata da un’affluenza sentita e soprattutto agognata.
Non dimentichiamo che è la prima volta che si torna a dire la nostra dopo la pandemia ed è necessario un segnale forte che possa dirci tutto ciò che fino ad oggi le piazze hanno taciuto.