Enrico Ruggeri: «Non sono mai entrato nei salotti buoni della sinistra, sono uno spirito libero»

14 Ott 2021 10:23 - di Fortunata Cerri
Enrico Ruggeri

Enrico Ruggeri il 21 ottobre riceverà il Premio Tenco alla carriera. Un premio che per il cantautore è inaspettato. «Ho fatto varie congetture: quelli del Tenco hanno saputo che ho un brutto male e nessuno me lo dice… Poi, visto che stavo bene e non c’era nessun male, (facendo gli scongiuri) ho assaporato la notizia». Il cantautore in un’intervista al Corriere spiega: «Manco da quel palco dal 1988 e l’ho vissuta come un’ingiustizia. Ora il problema è: come riassumere in 40 minuti, una ventina di album. Dunque duplice obiettivo: dimostrare a quelli del Tenco di essere mancato a loro e far capire quanto quella platea è mancata a me».

Enrico Ruggeri: «Sono una persona libera»

Ruggeri poi puntualizza: «Io sono una persona libera: sono stato il primo a parlare di pena di morte, il primo, nel 1991, a scrivere una canzone intitolata Trans. Ho scritto del disagio mentale, della detenzione. Ho fatto politica senza entrare nel salotto buono degli intellettuali o colleghi di sinistra. Politica viene da polis e io ho raccontato molto dell’aggregazione, della comunicazione, delle difficoltà. Per cui respingo al mittente l’accusa dell’essere di destra».

Cantautore ma anche autore di romanzi. Da dove arriva questo afflato creativo? «Dalla voglia di raccontare. Io non amo il prossimo mio come me stesso. Però il prossimo mi interessa molto e soprattutto parto dal presupposto che sulla vita di ogni essere umano puoi fare un film, scrivere un romanzo. Insomma, la vita della gente è sempre interessante se la sai leggere. Quindi io racconto storie. Inizialmente l’ho fatto solo con le canzoni poi ho continuato con libri, radio e tv».

«Ulisse è un personaggio simbolico»

Perché sembra più affezionato ai perdenti? «C’è più da raccontare nelle sconfitte. Io ho scritto un brano che si chiamava Ulisse dove in realtà racconto molto di me e della condizione umana. È un’apologia della curiosità. Ulisse è un personaggio altamente simbolico. In tempi di forza bruta lui vince la guerra con l’astuzia. Allora le battaglie erano delle risse scomposte. Lui trova una via diversa alla vittoria. Poi per fare una manciata di miglia marine ci mette vent’anni. Non ha voglia di tornare dalla moglie. Questa è la verità. Se Omero avesse scritto “Odissea 2” lo avrebbe fatto ripartire. Come del resto immagina Dante». Si definisca: «Io sono più malinconico nelle canzoni che nella vita. Quando sono di buon umore esco con gli amici a far baldoria. La canzone è figlia della malinconia. Molti cantautori sono dei gaudenti brillanti come Guccini o Vecchioni, tristi nelle canzoni non nella vita. Cantare la tristezza dà risultati più spettacolari e più teatrali mentre invece il cazzeggio è meno rappresentabile. Se non sei Elio o Rocco Tanica».

I Maneskin? «Passano la vita in cantina a provare…»

Non nasconde la sua ammirazione per i Maneskin: «Finalmente vedo dei ragazzi che, come me agli esordi, passano la vita in cantina a provare e non andare a caccia di follower in Rete». I colleghi con i quali ha legato di più? «Da un punto di vista intellettuale Francesco De Gregori, anche se non gli ho mai chiesto nulla».

 

 

 

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